In auto - grafico

Ieri sera ho recuperato "Locke", film che "saltò" all'ultima selezione milanese del festival di Venezia 2013, balzando però ugualmente di "bocca in" a chi lo vide in Laguna allora, di chi lo ha visto più recentemente nelle sale sparse. Opera seconda di uno sceneggiatore affermato, Steven Knight (inglese classe 1959), oltre che per la sapiente e originale concisione, mi ha colpito soprattutto sul piano visivo.

Confusione in terra santa

Il week end che inizia con un concerto da rimpatriata xeneixe in quel di Trezzo sul "LIVE!" (in onore di un certo Bubu...) e che finisce con un'ultima di campionato che dovrebbe essere l'ultima simile, ha per scia una piscina e una corsa al "Circolino" per vedere un film sul tema siriano: "La sposa siriana" è un film del 2004, diretto dal regista israeliano Eran Riklis.

Alfre', scappa sin che sei tempo!

La settimana scorsa, dopo aver divorato l'ottima lasagna ai carciofi della nostra preziosa ospite, Pulcy Dani da Desenzano, io ed Elena abbiamo deciso, proprio per Lei, di allestire una serata cinematografica leggera e sbarazzina, ma sempre d'autore. Le alternative ci sono. Ma è su Pietro Germi che s'è fermata la ruota: "Alfredo, Alfredo", del 1972, è una commedia rosa rosetta.

Tutti gli indizi possono essere utili

Ah, 'Rofumisti, mi sono dimenticato di dirvi che, la settimana scorsa, è passato per la sala Uander un regista il cui nome non è certo ignoto ad esperti intenditori della Settima (come noi vorremmo giungere ad essere, prima o poi). S'è trattato del tedesco Robert Siodmak (1900-1973) e il biglietto da visita con cui si è presentato riportava, in bianco e nero elegante: "I Gangsters" - 1946.

Strike ovunque! (o quasi)

Proseguendo lungo il sentiero suggeritomi dall'epopea di un compianto cinema d'Essai fiorentino, eccomi scrivere qualche riga su di un film che divenne simbolo della lotta studentesca statunitense degli anni '70: "Fragole e sangue", diretto dall'esordiente Stuart Hagmann nel 1970, con mia grande sorpresa, colpisce più sul piano estetico, che su quelli contenutistico e, peggio, narrativo.

L'Altman più feroce


Sabato scorso, abbandonato in sala Uander, ho potuto dedicarmi ad un film che, data la sua durata, era destinato a rimanere tabu per le consuete visioni serali (Ele, tu ne sai qualcosa?). Ma era doveroso, perché "America oggi" (titolo italiano stranamente più incisivo dell'originale “Short cuts”), diretto da Robert Altman nel 1993, può a ragione essere definito come la summa dell’opera del regista, di raro spessore. La consueta eleganza delle immagini, la comprovata abilità nel dirigere la coralità degli interpreti, verranno ad incrociarsi con un’ironia (ingrediente altmaniano quasi sempre impiegato) di particolare ferocia. Nessuno è risparmiato.

Bob irrequieto non si ferma

Appena tornato dall'"Oberdan" per vedere un altro film del newyorkese Bob Rafelson, "Cinque pezzi facili", datato 1970. E' un cinema di cui vado ghiotto. Malessere in continuo movimento, alla ricerca continua di acque calme, apparentemente impossibili da scovare.

Tanto va la gatta...

Altra americana anni '70. Un cinema tutto da scoprire. "Il re dei Giardini di Marvin", pellicola del 1972, diretta dal newyorkese Bob Rafelson, resta impressa per l'originalità della trama, per la tensione tenuta ad alto voltaggio tramite l'ottima interpretazione dei protagonisti, l'ovattata fotografia e l'ipnotica regia, capaci di restituire un'Atlantic City sospesa, abbandonata nel tempo.

E i passeri sghignazzano...

Questa sera avevo in programma altro. La sala Uander era pronta ad accogliere il film di uno dei maestri americani degli anni '70 (che non cito perché, in tal caso, verrebbe restituito da una delle vostre affannose, ?, ricerche sul 'Rofum). Ma l'"Oberdan", di cui iniziavo a sentire una mancanza da tossicodipendenza, è venuto ad accarezzarmi il mento, senza peraltro scombinarmi troppo i piani. "Lo spaventapasseri", del 1973, permette di introdurre sul palcoscenico del Cinerofum un regista poco noto ai più, il newyorkese Jerry Schatzberg (classe 1927), oltre ad una coppia difficile da dimenticare, Al Pacino e Gene Hackman.

"Ed ecco a voi"

Ieri sera, in sala Uander, solo soletto ad osservare estasiato tutta la maestria del regista italiano più celebre, Federico Fellini. "Ginger e Fred", del 1985, è l'ennesimo sogno tristemente felice di un mondo che non c'è più, circondato da una nuova orda di figure folli e semplici, immaginifiche in carne ed ossa.

Melalcoholia

Alla buona ora. Da anni quel DVD, approdato nel mobiletto sotto il televisore da chissà dove, mi guardava con fare minaccioso. Già dai tempi in cui Milano, per me, era ancora una foresta di ciminiere biancorosse. In una sorta di tacito accordo ci siamo sempre e solo osservati da lontano. Passato qualche tempo, lo portai su con me. Qualche altro ancora e, oggi, l'ho inchiodato alle sue (mie?) responsabilità. "Paris, Dabar" è un film del 2001, diretto da Paolo Angelini, classe 1966.

Quelli eran giorni, sì...

Eccomi qui, in sala Uander, in un Primo Maggio che si sta rannuvolando. Allora scartabello tra gli "arretrati", tra quei film che non compaiono sul 'Rofum solo perché quella volta crollai esausto. Ma quasi mai è colpa del film, come in questo caso. A rivederlo oggi, sarà questo mese un po' così, "Peggy Sue si è sposata", diretto da Francis Ford Coppola nel 1986, mi chiedo come feci a non emozionarmi, dato che oggi...

NINFA VITALE

Ed eccoci all'ultimo, scabroso e discusso, Lars Von Trier. Ho aspettato di vedere anche il Vol. 2 di "Nymphomaniac" ritenendo che, per giudicare quest'opera, non fosse possibile non disporre del tutto. Si tratta di una vera e propria malattia mentale, con la quale, come tante altre simili, ci è permesso riflettere su temi alti (gli stessi che la causano), ci è imposto di non girarci dall'altra parte.