"A volte mi fai impazzire...!"

Spazio Oberdan in pieno Wim Wenders. "La paura del portiere prima del calcio di rigore", del 1972, è il secondo lungometraggio del "nuovo" regista tedesco e nasce dalla sua collaborazione con lo scrittore Peter Handke (come avverrà per quel "cielo berlinese", con risultato ben più alto). Scoperto questo dettaglio, leggendo la prima riga della sinossi, sapevo a cosa andavo incontro...

Neuer Deutscher Film ('60-'80) che provoca, scalpita, scardina forme e contenuti. Parallelamente, in letteratura, fa il suo bel lavorio il polemico autore austriaco, dando forma ad una scrittura dall'andamento sincopato, composto da sequenze slacciate, immagini accostate senza un'apparente immediata armonia, la quale dovrebbe affiorare sul lungo; se non all'ultima pagina, qualche ora dopo. Queste sono mie considerazioni, uso il condizionale poiché quelle poche volte che ho letto qualcosa di suo, più che affascinato mi sono sentito incazzato. Tornando, però, a questo cinema errante e stralunato: dopo averci fatto il callo (l'amico Rainer mi ha svezzato, anche se, a mio parere, con un latte ben più nutriente), sto lì seduto, dinanzi alla lezione di questi autori un po' così, in una fase un po' così, a prendere appunti su di un percorso cinematografico determinante, come ogni altro, per tutti quelli successivi.
Colori accesi anni'70, male di vivere espresso con gesti di rottura e mete senza senso. Come a ribadire: ma, perché, non esistiamo proprio così?(depa)

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