Cosa ci annienterà

Allo Spazio Oberdan, un altro capitolo del cinema della Repubblica di Weimar: "Il Golem - Come venne al mondo", diretto dai tedeschi Paul Wegener (1874-1948) e Carl Boese (1887-1958); racconto fantastico ambientato in una Praga dall'architettura gotica e presaga di orrori tutt'altro che immaginari.
Un po' di bla bla, prendendo spunto dall'introduzione del giovane e brillante storico presente in sala Merini (molti spunti, difficilmente esaudibili in breve tempo):
"[..] Repubblica di Weimar...non solo nuovo modello produttivo, ma anche sociale, poiché la rateizzazione, per esempio, diede il via ad una corsa alla Cosa, la posso avere e la voglio subito! per pagare ne parliamo dopo!... Sul piano artistico irrompe la "Neue Sachlichkeit" (nella pittura, tra i tanti Otto DIx), "Nuova oggettività" di fronte alle tante avanguardie in tensione centrifuga dalla Cosa...come a dire: Fermiamoci e torniamo ad un realismo più consapevole!...Il Golem rappresenta proprio la Cosa.... Disse Alfred Doblin: Il linguaggio non deve più essere emotivo (argilla, la materia che darà vita al Golem), ma informativo (vetro, da cui Bruno Taut, 1880-1938)".

Siamo agli inizi, questa pellicola trasuda di caligarismo (fettina d'espressionismo con granella di controllo della psyche e, in un bicchiere a parte, odio e morte all'orizzonte), basti vedere il ponte che segna il passaggio dal ghetto alla città, e rappresenta tramite il simbolismo del fantastico i fantasmi di una società in bilico sull'abisso. Il voluttuoso e vanesio messo imperiale, Floriano, incarna la lussureggiante avidità, la sporca idiozia del regime che verrà. Solo l'invocazione di Astaroth consegnerà la chiave ("Aemet") potrà impedire la cieca violenza. Un golem d'argilla, proveniente da un mondo che non c'è, senza intelletto ma con tanta forza bruta, si frapporrà. Ma l'uomo è debole, non ci sono comunità o religioni che tengano (punto delicato): alcuni buffoni, quelli di cui, nei secoli, s'è circondato ogni imperatore, non riescono a trattenere le risa; altri si cedono mollemente al primo vuoto pagliaccio in ghingheri. Ci penserà il Golem, La Cosa, a salvare gli ebrei in pericolo, se non che uno sciocco infame s'è già annidato tra gli stessi (il servitore Famulus). Ma c'è una misura in ogni cosa, dissero tanto tempo fa. La Cosa dev'essere maneggiata con cura, governata con saggezza, altrimenti prevarrà sui suoi stessi creatori ("e ho detto tutto"). Difatti, a causa di gelosie, invidie, fosche trame, sfuggirà al controllo. In tal senso, solo l'innocenza dei più piccoli porranno fine al disastro.
Pellicola che non si risparmia qualche momento d'ironia (la passeggiata del mostro col cestino al braccio) e che si da fare sul piano visivo per ricreare un paesaggio curato e costruire effetti visivi d'impatto (il soffitto che viene giù), nonché forgiare una figura fantastica che lascia un segno profondo nello spettatore.
(depa)

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