Wenders goes to Hollybud

Allo "Spazio", ieri sera, s'è tornati al Wim Wenders del primo periodo; di quando, poco più che trentenne, entusiasta di poter coronare il sogno di abbracciare la Hollywood dei suoi maestri, con fare un po' spavaldo, un po' presuntuoso, si preoccupava di fare ciò che, dopotutto, non cesserà di fare: "Io vengo dal nuovo cinema tedesco, sono tra i grandi tedeschi, e oltreoceano mi rispettano, beccatevi questo film molto particolare". Insomma un Wenders che fa quello che, in barba alla primissima reazione di pubblico (non grave) e critica (già più). Nel 1977, con "L'amico americano" coronò il sogno di un thriller all'europea, fuori dagli schemi, che abbracciasse Amburgo e Dennis Hopper, New York e N. Ray, Parigi e Samuel Fuller.Scritte rosse "Road Movies Filmproduktion" e "Wim Wenders Production". Ci scherzo su dicendo che da questi due indizzi, già, si potrebbe immaginare il petto gonfio del regista nel presentare questa sua pellicola, oltre alla sua concitata ispirazione.
Una regia che s'appoggia mollemente sulla fotografia di qualità, dettata dai forti contrasti e dal sapiente utilizzo delle luci. Qualche esercizio con giochi di specchi e montaggio creativo ed ecco una pellicola bohémien per tutti i cinefili più incalliti.
Per il resto, per lunghi tratti non c'ho capito un'emerita fava; poco male, ho impiegato il tragitto di ritorno a casa per rimettere assieme i pezzi (non più di una ventina di minuti, comunque), cogliendo però subito il fastidioso vezzo di voler raccontare un malessere umano in un salotto letterario cosparso di mobili falsamente a basso costo. Con un Dennis Hopper in gran forma che, ai miei occhi pare uno stallone che scalpita su di un prezioso tappeto persiano ("L'americano" ha un altro passo, è evidente). Oltre ai suddetti grandi registi americani, viene disturbato persino il genio "Hitch", senza che se ne sentisse alcun bisogno (le sequenze delittuose, soprattutto quella sul treno). Wender rapito da e che sequestra Hollywood, pagando il conto, però, in autentici marchi tedeschi. Una sorta di New Deutscher Movie che sa di pizza coi wurstel (da bere: radler, ovviamente).
Poniamo che sia una parodia, cristallizzata, della disperazione che spinge a gesti estremi, va bene; ma è tutta una farsa.
(depa)

Nessun commento:

Posta un commento