Isola Memoria

Quinta e ultima pellicola della mia prima giornata di Trieste FIlm Festival 2015, è stata "Naked Island" ("Isola Calva", "Goli" in originale), documentario in concorso, diretto dalla croata Tiha K. Gudac, su di una delle tante tragedie di cui s'è lordata la tremenda pagina umana. Campo di concentramento della peggior specie, ai tempi di Tito, dove uomini e donne furono trattati e ammazzati peggio che topi.
Vincitore al festival di Sarajevo, è un documentario che deve essere visto, data l'importanza che il film dà, proprio come Il Cinerofum, al ricordo, ben scritto in memoria. La regista era in sala a spiegare che si tratta di "un film personale, pieno di emozioni, che parla di papà, mamma e mio nonno, mi commuovo a pensarci; ho tenuto da parte la Grande Storia per rappresentare una storia di gente piccola, semplice". Tiha sa bene, però, che una storia personale che accomuna centinaia di individui, s'espande in alone, si fa stella grossa nel firmamento dell'umanità. Goli è una falsa stella: niente luce, in questo caso. La materia è roccia dura, appuntita, fa male a guardarla, isola di morte che sa solo respingere, i raggi del sole come le proprie vittime. La sbornia ideologica dello scorso secolo ha causato gravi danni ovunque, nella penisola balcanica in particolar modo; la Gudac, che fortunatamente e coraggiosamente così "silenziosa" non è, ce ne racconta uno impressionante per crudezza e gestione (durante e dopo). In questo prezioso documentario, tramite filmati d'epoca e personali, si affronta il silenzio che, dopo quasi 70 anni, ancora avvolge il segreto di cicatrici sparse su corpo e spirito; di 20.000 esistenza annientate, chi subito, chi poi. A 200 km circa da Zagabria, in quegli anni, c'è stato l'inferno in terra (spettri che ancora s'aggirano, dai colori irriconoscibili). Jugoslavia e URSS che le suonano sulla pelle di ignari innocenti (resto del mondo sugli spalti ad aizzare). Piccola gente, sì, semplice, è vero, ma eternamente giganti, dinanzi a quei miseri esseri che, con pessimo gusto, continuiamo a chiamare uomini. Non ci resta che andare a Banja, l'unico posto reale, in cui vivere...sicuro.
Dev'essere visto, raccontato, tenuto a mente.
Voto: 6 e 1/2 (al concorso, 3).
(depa)

Nessun commento:

Posta un commento