L'ombelico del tondo

Il quarto film visto il primo giorno dello scorso Trieste FF è stato "Viktoria", pellicola bulgara diretta dalla regista Maya Vitkova (Sofia 1978). Uno dei pochi film che, a questa edizione del festival dedicato al cinema dell'Europa dell'est, mi ha fatto infuriare, finalmente come una bestia.
La regista bulgara, qui all'esordio, si è avventurata in un racconto storico-metaforico che, pur avendo qualche spunto interessante (tutto ruota ad una bambina nata sotto il  1970 comunista bulgaro e senza ombelico...), mi ha lasciato molto perplesso e, ciò che è peggio, proprio nella rappresentazione.
Il racconto inizia e, di fronte ad un Christian Slater bulgaro, mi lascio trasportare dalla fotografia ricercata e dall'intreccio che, spero, possa prendere una piega almeno accettabile, perché i rischi si avvertono da subito. Attimi di vero panico nel constatare che,  quando voglia commuovere o meravigliare, la regista ce la mette tutta, proprio tutta, senza lesinare immagini ben calcolate e momenti troppo allestiti. Il furore da esordio pervade la pellicola. Il sospetto che le stesse ossessioni dell'autrice esondino sullo schermo, mi urta (come stiamo a maternità?). O, forse, il punto della questione è davvero l'ombelico? In ogni caso, gli esercizi studenteschi dedicati allo stato liquido della materia è scocciante: le acque, quelle rotte, che precipitano, il latte, il sangue, la pioggia...inquadrate con rallenti a dir poco fuori contesto. La storia passa attraverso un "9 years later" cui mi appiglio con tutte le speranze. Niente, mamma Boryana è ancora lì, zombificata, mentre la bimba, Viktoria!, ma che diamine è successo?!...La figlia "opposta" alla madre contribuisce al senso di fastidio, chissà. Sta di fatto che mal digerisco la sequenza del "sogno ombelicale", pretestuosa e arzigogolata, durante la notte della "caduta" del 1989. (tanta metafora annidata lì sotto). Ma, sempre a sostegno di chi quantomeno non s'adagi, aspetto ancora, con calma, l'evolversi. Perché, questo va detto, con una trama così, la voglia non viene meno. Ma porc! Un'altra inquadratura rigonfia di stucco nello stomaco di un cammello (gli stracci nell'acqua)! Altro sangue! Pietà! Ecco come si esagera, stroppiando. Sono passati quasi 5 mesi e, orami son freddo, scrivo con la dovuta calma. Ma vi assicuro che la seggiola scottava, in sala Tripcovich. Un susseguirsi di smarroni: rallenti con musica AHOHA arabeggiante, le protagoniste in piscina...finale estenuante per 155 minuti di confusione. Commossa dalla storia passata, scontenta del presente, la giovane regista s'è dimenticata di dare uno sguardo al fieri del racconto. L'involucro barocco non fa che accentuare l'effetto.

I repentini cambi di tono, mal orchestrati, risultano sgradevoli. Alla sequenza della mamma in estasi, mi viene da ridere; quando si passa al "1990", mi illudo, ma le cose non migliorano. Col passare dei minuti, l'impressione che sia una pellicola raffazzonata aumenta, un aereo schiantatosi sulla pista di decollo, mai partito. Ripeto, almeno ironizzasse, senza isterie. Fosse stato un mal di capitalismo! Niente, mi ritrovo a distogliere lo sguardo, a riposare gli occhi...Suvvia, cara Vitkova, Il Cinema è una cosuccia piuttosto seria, la politica anche.  Quando Viktoria ha 14 anni ('94), ritiro anche le poche impressioni positive, basta, non me ne frega più una fava, né di lei, né del film. Per me solo dolori: alla tovaglia caduta, mi viene il mal di denti; all'ennesimo bacio buttato lì a caso, ma molto curato, ho l'orticaria; al poster di Venezia, le emorroidi. Film che non merita rispetto ("UUUhhh!"). Raramente ho visto inanellare una serie così lunga (e insoluta) di cazzate. Medaglia al valore per chi rimane di bronzo, quindi.

Se la Bulgaria vuole sfondare ad Hollywood, per me l'ha già fetto.
Voto: 4 (in concorso: 1 su 5).
(depa)

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