Smemorandum

Il quarto film del primo mio giorno allo scorso Trieste Film Festival è stato un documentario serbo-rumeno, diretto dal regista serbo jugoslavo, classe 1960, Sinisa Dragin: "The forest". Tragicomica epopea, purtroppo realissima, dei popoli naufragati nella palude della torbida personificazione di un'idea pura.
"Triste e divertente, una sorta di spy story ci annuncia l'assistente regista, presente in sala. Tito in Romania nel 1947, evento di straordinario impatto, in tempi folli di masse accecate dal panno nero di pupazzi senza scrupoli. L'ideologia politica conta poco, checché se ne pensi, qualcosa si perde sempre lungo il percorso, non si spiegherebbero altrimenti gli attimi di ottenebramento, di spegnimento delle coscienze, travolte da norme e parate che altro non sono che spettacoli mediatici, poco attinenti alla giustizia tra i popoli.
Se non fosse per i morti e le esistenze annientate ci sarebbe davvero di che ridere. Pertanto, "Non ci resta che...". Dura comprendere cosa spingesse maree umane a patteggiare col diavolo farabutto di turno, era un'epoca strana, ops, era l'altro ieri. Lo sguardo s'abbassa sconsolato, di fronte ad evoluzione che, tutt'altro che in salita, va per la solita strada più facile e meschina. A furia di disboscare, i partigiani non sanno più dove andare a lottare, sigh. La compagnia teatrale dei Potenti Cretini fa sempre il pieno, in galleria i nostri genitori, in platea i nostri figli. Noi al bar. Il finale non può che essere agghiacciante.
Voto: 6 e 1/2 (concorso documentari).
(depa)

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