Ribelli.

A Genova, come in altre città non ancora del tutto sopite, basta alzare lo sguardo lungo i muri per sapere cosa capita in giro. Un po' di tutto, per tutti i gusti. Venerdì scorso, presso il Mainasso, nella suggestiva piazzetta di Santa Maria in Passione (colpevolmente dimenticata per anni), è stato proiettato "Ribelli e fuorilegge - La cospirazione partigiana 1943-45"; io ed Elena ci siamo e l'atmosfera libera e decisa ci accoglie con piacere: col telo appeso proprio sui resti di una chiesa bombardata, quasi a mostrare come il processo sia inarrestabile, per quanto lento (oggi) e disordinato (ieri e oggi); processo naturale che non dev'essere perso di vista, quello della liberazione di tutto e tutti.

Tre interviste a partigiani dell'entroterra savonese, tra Liguria e Piemonte, che permettono di ricordare che, lontani da ogni dottrina politica o filosofica, la liberta nei secoli è stata difesa da semplici istinti, da caratteri indomiti, da cuori arditi pronti a tutto; guidati soltanto da un inspiegabile senso di libertà e giustizia. L'ufficiale delle SS verrà colpito così, da un giovane ragazzo colto da un naturale, istintivo sentimento di rabbia, perché non ci vuole alcuna disamina politica per smascherare un invasore armato; la giovane ragazza, oggi un dolce vecchietta dalla voce e dal risolino sospetti, impugnerà la pistola e fronteggerà i feroci militari nazi-fascisti, perché parte di un gruppo compatto, unito senza dottrina, ma con la disciplina di chi non subisce ma, paura o no, combatte. Poi altre testimonianze, volti e voci che la nostra e le prossime generazioni rischiano di perdere per sempre. Siamo agli sgoccioli di quella memoria. Per questo vale oro, ma nessuna medaglia, questa testimonianza allestita dal regista Diego Scarponi e riproposta opportunamente dal Mainasso.
La scarsa memoria ci condanna ciclicamente a periodi di buia demenza; basti vedere a chi affidiamo questa nostra, benedetta democrazia. Non resta che lavorare quotidianamente su di sé, sfiorando il gomito di qualcuno su cui puntare, per non essere distratti il giorno dell'azione, quando i nipoti dei nostri nipoti, sentiranno raccontare di quei partigiano che seppero dire di no. E colpire, come eroi orgogliosamente disorganizzati.
(depa)

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