Me no miss my country!

Ueilà cinerofumaicani, wah gwaan? Me deh yah… Ieri sera, in sala Porty Hostel, finalmente una prima visione… Il suggerimento è arrivato dall’amico “americano” via skype, la serata in ostello era tranquilla e così uanderina e via… Alè!
“La Trattativa” (2014) di Sabina Guzzanti, proiettato in anteprima, fuori concorso, alla 71ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, prova a far chiarezza sui legami tra Stato e mafia in Italia, cercando di identificare la presunta trattativa che ci fu tra questi due elementi, circa a metà degli anni ’90, per mettere fine alle stragi mafiose che terrorizzavano il paese.
C’è tutta l’essenza della meschinità del nostro “bel paese” in questo film- documentario della Guzzanti che come al solito racconta la “sua” storia in maniera decisamente originale e coinvolgente.  La pellicola gira e si respira aria di cinema, ma anche di teatro e documentario con una spolveratina di cabaret sul finale, seppur in sala Porty Hostel c’è comunque e sempre tanta tensione. La disperazione dei condannati innocenti è un pugno allo stomaco del sottoscritto come quella dei famigliari delle innumerevoli vittime di quegli anni di terrore.
Allora ero poco più che un bambino, ma ricordo perfettamente lo sgomento di quando è arrivata la notizia del mastodontico attentato a Giovanni Falcone e quella, poche settimane dopo, dell’assassinio di Paolo Borsellino. L’Italia era allo sbando e io, con gli occhi di un bambino che stava crescendo, vedevo i miei genitori e tanti altri perdersi in questa ragnatela di menzogne, giochi di potere e soprusi, senza che mi potessi rendere conto di cosa stava realmente succedendo. In trappola. L’Italia stava consegnandosi in mano alle mafie e ai corrotti, ma a quei tempi sembrava tutto giusto e bello perché i politici ladri erano stati arrestati, le bombe avevano cessato di esplodere e la delusione per i mondiali del 90’ era sempre più lontana…
Questa è l’Italia e questi sono gli italiani e la regista romana, con la sua ottima compagnia di attori e con un saggio medley tra immagini di repertorio e sue riprese, ci intrattiene istruendoci fondamentalmente su noi stessi.
Da vedere.
(Ste Bubu)

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