Sempre un occhio alla foresta...

Ci siamo. Il nuovo Cinerofum in salsa xeneize sta per ingranare la marcia. Ancora in trasferta, qualche giorno fa al "Sivori", dove in programmazione fu il "Macbeth" di Roman Polański, del 1971. Altra versione del grandioso capitolo shakespeariano sull'avidità dell'uomo, cancro incurabile che colpisce cuore e mente dell'uomo attirato dall'ipnotico luccichìo del potere. Sir, come il Cavalier Condorelli,  o le maglie dell'ultimo "DiscoSamp in Savi": sempre un piacere.
La tecnica ed il gusto (anche quando per il macabro) di Polanski si uniranno alla pura forza dei personaggi della celebre tragedia, innalzandosi ulteriormente, cinema e teatro per spaccare tutto. Il teatro indica una via sicura, il cinema, a testa alta, ribadisce la propria autonomia e la propria peculiarità artistica, ancora una volta, con la voce fuori campo che racconta lo sgomento di Macbeth di fronte alla proprio folle mutamento. Il coinvolgimento è assicurato.
Bellissime immagini paesaggistiche (la landa iniziale al fluire delle stagioni; il castello), costumi curati, fotografia (luci) attenta ai propri scopi. I personaggi principale hanno qualcosa di diverso dagli altri "Macbeth": particolarmente inquietante risulta Lady Macbeth (la britannica Francesca Annis), anche se il volto truccato di bianco, made in Japan, è ancora impresso nella mia mente, è un viso d'angelo che si muove come serpe pronta a colpire fulminea. Versione più cruenta delle altre, forse sì; ma quanto spetta al colore? Il protagonista, l'inglese Jon Finch, di teatro ne ha fatto, ma non so se sia il mio neo Lord of Cawdor preferito; dettagli, la sua discesa sudata agli inferi atterrirà chiunque.
Così come credo che l'ultimo scontro tra soldati di latta non sia il duello più emozionante; a pensarci, un po' come negli altri due Macbeth visti; che stupido: come intese Shakespeare, nell'equilibrio del racconto, l'assassinio di Macbeth è un dettaglio insignificante, essendo Macbeth già morto.
Tragedia universale, in cui nulla è risolto, il sangue riscorrerà: chi porge la corona al nuovo sire è già un traditore.
(depa)

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