Ultimo mietitore per il grande raccolto

Infine, eccomi, con quasi 6 mesi di ritardo, a scrivere qualche impressione relativa all'ultimo film visto a Trieste quest'anno. Dopo il terribile corpo estraneo italo-polacco, il regista che nacque nella regione più remota della Croazia, nel 1971, forse è ancora disgustato e, vista l'ora tarda, ringrazia i pochi, ahimé, reduci: "Hello, grazie di essere venuti". "Il mietitore" (t.o. "Kosac") è proprio quello che ci voleva affinché, nonostante le tinte fosche e un senso di paura sapientemente rinfocolato, salutassi il festival friulano con umore meno cupo. Buon film, con pochi ingredienti di qualità e dosati con estrema cura.

"Col suo 1° film ci aveva folgorato", dice la presentatrice (mica come Zanussi?, mi chiedo con terrore), quest'anno torna con una pellicola dark", e come darle torto? La tensione trova, nel buio di questa notte dispersa tra piccole strade secondarie, i luoghi adatti dove attaccarsi ai vestiti dei protagonisti, ai loro palpiti. In un buio viale di campagna, in uno sconosciuto, in un racconto, un sospetto, un goccio di troppo, una casa tetra; un attimo di là, una bussata e qualcuno che entra; un bimbo che dorme (shhh), una pasta un po' originale, un lavoro che non si trova; una stazione di polizia, uno sbirro un po' stanco; un precedente (penale, ma sì), un tipo piuttosto strano (con pensione d'invalidità). Dai e dai, finalmente, l'anello più debole di questa inquietante e ben tesa catena ha ceduto. Esteticamente ben definito, minacciosamente calmo, astutamente sospeso, intelligente; senza voler necessariamente trovarvi gli effetti di una crisi sociale lampante (che il regista, nelle varie interviste, richiama immancabilmente) , preferisco trattare questo film per quel che mi è parso: uno psycho thriller di cui apprezzare il detto e non detto, il non rappresentato, il supposto che scuote lo spettatore tenendolo sospeso sull'abisso ignoto del racconto. Quando un cane, una porta, una coincidenza diventano giganti di tenebra, il merito va a tutti: regista, montatore, addetto alla scenografia, fotografia, luci, costumi.
Voto: 7 e 1/2 (in concorso lungometraggi, 4 su 5)

Il mio personalissimo bilancio dello scorso Trieste FF 2015, in saccoccia un bottino di 11 film in 2 giorni, è stato positivo, migliore dell'edizione 2014: un classico superbo che vien già voglia di rivedere, lungometraggi ben fatti e curiosi, documentari interessanti al servizio di memoria e riflessione; in linea con tutto ciò, un week end di chiacchiere recuperate col papà, spunti che tengono compagnia e aiutano una lettura migliore: un grazie sincero al prof. Sini.
(depa)

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