Che belli che siamo

Due settimane presi la fuga, alle ore 18.15, dall'ufficio illuminato da un sole che, proprio, non ne vuol più sapere. Destinazione i Cappuccini, quell'angolo aulico in cui tre alberi alteri proteggono i vecchi film di una volta. L'occasione è quella di "Non ci resta che ridere" ("...andare al cinema"), a fianco del Politeama Genovese, e il primo appuntamento è con Dino Risi: "I mostri", del 1963, è una raffica di 20 frammenti taglienti sul malandato corpo di un'Italia che fa tanto ridere, quanto piangere.
Sono molti e celebri gli sketch che si susseguono, tutti accomunati dalle mattatrici interpretazioni due protagonisti: Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman. Si ha il dubbio che il titolo si riferisca a loro. Giganti. Il cremonese con la solita naturalezza, schiettezza, padronanza dei gesti, delle smorfie, dell'accento: un attore comico devastante. Il romano che venne da Struppa pronto a travolgere lo schermo con tutta propria enorme prestanza scenica: uragano con scaglie di raffinata ironia.
Ihih: "Non devi mai dire di sì!", mitico papà Tognazzi. Se proprio devo posare il passo a ritroso, questo primo appuntamento non ha la maturità, la completezza critica del suo seguito, secondo me, ma come sappiamo, quell'altro fu un "all-star game", come scrisse Bubu. Il soldato Batacchi, dopotutto, non è nemmeno il peggiore, qui sta il dramma. Basti osservare la giornata dell'onorevole...("Generale Olivazzi, si sente male?!"). Come incorniciava e accarezzava le bellezze femminili Risi, poi...
Ipocrisia sempre e comunque, senza antidoto né riscatto. Facce da schiaffi a tutto spiano per lo stivale ("Ciao amore, farò un po' molto tardi"), nessun puritanesimo, anzi, il naufragar m'è dolce in questo male. Gli "esclusi i presenti" si susseguono ancora, eccome, nei nostri giorni; il "seminar bene" è diventata un'arte. L'oppio dei popoli (maschi), sì, non può che essere lei. Anzi, no, nemmeno: tempi da seghe, ora lei s'è fatta cosa, quella tutti: la televisione. Che tristezza.
Ma, anche, che ridere: e non soltanto per questa proiezione intima e personale, con Lollo nello stanzino, a far da operatore all'antica...
(depa)

1 commento:

  1. Rivisto il film, e riletta questa, mi domando di quale maturità manchi questo film, tra i più sagaci per sintesi a affilatura. Uno su tutti: Il Mostro, dove Autorità e Informazione si stringono nella loro sempiterna cagofonia.
    Poi mi accodo al 10 di Marco Risi: l'ultimo capitolo, "La nobile arte", dove molta società passa per i grugni, sforzi ed espressioni dei due immensi interpreti ("Son contento" è l'"Andrà tutto bene").
    Questa pellicola dev'essere proiettata in strada.

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