Kubrickiana

La sala Valéry è arrivata tardi, quando ormai il breve ma intenso e allucinante percorso kubrickiano, per noi del Cinerofum, è stato completato. Ma questa sala, questa Valéry famelica e onesta, troverà sempre una maniera per porgere un tributo a chi ne ritiene degno. Sfruttando l'accorato lavoro del tedesco Jan Harlan, noi ci sediamo e rendiamo grazia a te, "Stanley Kubrick: a life in pictures" (2001).
Affettuoso, appassionato, niente di più. E' un documentario in cui, attraverso tutta la filmografia del regista newyorkese, si getta qualche sguardo su alcuni aspetti del suo carattere e della sua vita personale (Stanley monello di Manhattan); ma soprattutto ci si lascia cullare dalle immagini, dal filo conduttore di tutte le sue opere, anche quelle che non avrebbe fatto, o fatto diversamente.
Per questo l'introduzione è emozionante, perché poggia sui colori, le musiche e i passaggi che hanno contraddistinto l'opera del regista. Da rimanere inebetiti al solo pensiero, in ufficio e circondato dagli ottimi colleghi, figurarsi riunite lì, sullo schermo, con effetto sconvolgente, le esplosioni successive delle sue creazioni, amplificanti l'immagine stessa che abbiamo del regista (per esempio la sensazionale maturità delle sue prime opere, ormai a disposizione di tutti, qui sintetizzata con efficacia). Ne esce come un colosso: severo, maniacale, istintivo, crudele, geniale, tenero, tenace, disilluso. Insomma, uno spettacolo.
(depa)

Nessun commento:

Posta un commento