Al cuor non si spiega

Ieri sera, pareggio coi nerazzurri acquisito, non è restato altro da fare che sedersi davanti al Cinema. Intendo in sala Valéry, intendo dinanzi ad un film. D'autore. Il regista di Filadelfia, Sidney Lumet, torna sul 'Rofum con un film carico di pathos, declinato questa volta nella fiamma distruttiva della Gelosia: "Uno sguardo dal ponte", 1962. Con Barabba svenuto coi titoli di testa, solo io ed Elena a seguire la tragica fine di Eddie Carbone.
E, di riflesso, rabbia, odio e vendetta, tutti i sentimenti che fanno spalancare le bocche, sgranare gli occhi e irrigidire i volti, passano sullo schermo, sui corpi dei protagonisti interamente dediti alla causa katartica. Odor di Actor Studio (e di Kazan, più in generale). Se non fosse che il protagonista, figura rappresentata con taglio davvero particolare, fosse interpretato da un calabrese, di Tropea, cresciuto nelle giovanili del Torino; mezzala con una sua testa, svezzata da Einaudi e Ginzburg, Raf Vallone pare aver ben chiaro in testa cosa possa succedere a passar le giornate in porto (tra un carico in picchiata e una solidarietà da rinfocolare), aspettando di tornare a casa per prendere a cavalluccio un'affascinante bambina di vent'anni...

Da Arthur Miller un testo disperato, in cui tutti sono in preda delle onde. Lumet è nel suo: cinema psicologico, di sospiri e pause, di gesti plateali e smorfie genuine (i migrati italiani in America han fatto scuola), la crudele lotta di chi non ne ha le armi ed ha già perso, l'immaturità ingabbiata nei "passerà" che nulla risolvono, come nelle nostre vite. Parimenti, dialoghi sterili si alternano ad altri che son picchi d'intensità. Un "sarà difficile spiegarlo" narrato, appunto, senza moralismi di troppo, con tratto duro, fradicio, mortale.
(depa)

1 commento:

  1. Filmone.
    Parto dalla fine: quell’ultimo sguardo di un grandissimo Raf Vallone, la cui prestazione e' parte importante dell'opera, durante il quale si rimane col fiato sospeso cercando di capire cosa fara’. Primo urlo ingannatore della ragazzina, scena svelata e il cuore ricomincia a battere. Questa e’ classe del regista.
    Questa pellicola e' un perfetto e armonico crescere di passione, amore, paura, rabbia e soprattutto follia, tutte emozioni che arrivano dritte nell'anima del cinefilo che di cio' respira e vive... Se sto esagerando, fammelo sapere...
    Per me quello sguardo con cui Eddie guarda l'avvocato quando gli sta dicendo semplicemente la verita' e' da cineteca.
    C’e’ anche una spruzzata di sociale, sul mondo dei migrant e la solidarieta’ tra loro, in questo super-appassionante dramma.
    Jah bless dis great movie.

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