Delirium Mostel

Per quanto riguarda la rassegna "Non ci resta che...andare al cinema", organizzata al Cinema Cappuccini e dedicata "ai più grandi successi comici di tutti i tempi", il Cinerofum l’ha conclusa ieri sera. Per l'ultima visione marcata Mel Brooks, il quale esordì alla regia nel 1968 con il delirante "Per favore non toccate le vecchiette" è presente pure il prof. Sini, che alla fine della folle fiera, s'è divertito più di me...
Pellicola comica sino all'estremo, non facciamoci problemi a chiamarla "demenziale": suona bene, ma non può essere vero che siamo diventati degli emeriti cretini solo nell'ultimo ventennio. Lo dimostrano anche i traduttori del titolo (dall’originale "The Producers"), molto più calzante e diretto (fatto che a quelli italiani, I mean i produttori, messi alla berlina già sui poster, evidentemente non garbò). A proposito di titoli, quelli di testa vengono ripetutamente intermezzati dalla sequenza che mi ha divertito di più (questo, in effetti, la dice lunga sul mio giudizio). Beh, ma come si fa a non ridere di fronte alle focose avance di miss "Stringimi e Straziami" (inciso: si trattò di Estelle Winwood, allora ottantenne, se ne andrà vent'anni dopo, a 101 anni: allora è vero che l'amore concreto allunga), a non apprezzare l'audace contrasto tra l'espressione di Zero Mostel e la provocante vocina fuori campo? Zero Samuel Mostel, passiamo a lui: un vero uragano che, con estrema naturalezza, sottende un lavoro di anima e corpo immenso, una determinazione che mantenne pure nel privato. La scena è sua e del suo "complice", un Billy Wilder particolarmente irrefrenabile. Insomma, una coppia terremoto. Se aggiungete: 1) una segretaria ingenua e vogliosa colle sembianze di una bomba sexy da perdere la lingua (squillo di trombe...Lee Meredith: sarai per sempre nel mio cuore!); 2) un nostalgico nazista ormai vittima di se stesso, che straparla agli uccelli e scrive testi teatrali (Kenneth Mars: 1935-2011); e mescolate il tutto senza apparente criterio (o comunque molto poco), otterrete un film esplosivo, con critiche più o meno velate alternate a gag di puro istinto...e magari anche un Oscar alla miglior sceneggiatura originale.

Lato mio, comicità e ritmi che non digerisco agilmente; lo stesso innesto nel racconto di Leo "Wilder" Bloom (citazioni random) mi ha lasciato qualche dubbio. Col passare dei, ho capito che questa non è una pellicola per dubbi. Rido quattro volte (nei titoli di testa, come detto, durante i provini degli scapestrati Hitler, poi qui è là), ci dev’essere qualcosa che non va nel mio limitato senso dello humour. Tant pis.
(depa)

1 commento:

  1. Credo che quel tipo di comicita (demenziale) non sia "per tutti". Ci sono appassionati e critici che stravedono per questo genere di film, ridono di gusto, trovano geniale ogni pantomima, si ricordano le battute (un po' come te con "Bomber" o io con "Amici miei") e altri che...
    Io se non c'e' quel ritmo, se non c'e' il colpo di scena, se non c'e' una morale, se in ballo c'e' solo l'emozione della risata, ma non c'e' amore, non c'e' sgomento, non c'e' malinconia, non c'e' quel "sorriso e una lacrima" che Chaplin lancio' e tanti altri ripresero (Monicelli torna nei miei pensieri), vedo sempre il film comico tendere un po' al cabaret, mentre invece la commedia... ahhhhhhhh... la commedia...
    Poi sono anche d'accordo su tutto quello che di positivo hai scritto sulla pellicola in questione, ma io brindo e brindero' sempre alla supercazzola!

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