Non servirebbe

Domenica scorsa, 3 gennaio, io ed Elena ci siamo diretti fiduciosi all'America, pronti a camminare sulle locandine dei film più celebri, stese sul pavimento, verso "I ponti delle spie", pronti a tutto. Poiché, infine, Steven Spielberg è lanterna magica, macchina dei sogni, industria hollywoodiana accanitamente tesa all'irreale. Non è il nostro campo, ma nemmeno lo evitiamo. Poi ne parlano bene, a suo di "assolutamente sì". Come non detto: il regista di Cincinnati si addentra nel genere spionistico, con la strafottenza di chi tutto può; ma senza alieni e sacri Graal, lo schermo piange.

Sto per scrivere di una pellicola piatta, che irrita per prevedibilità e scarso impegno. Nemmeno il "grosso" della Guerra Fredda, quella sua oppressiva atmosfera di sospetto e fobia, che di solita sta in piedi da sé, riesce a dar spessore ad un film che si appoggia non si sa bene su cosa. L'impressione è di assistere all'imitazione di Alberto Angela da parte di Neri Marcoré, sapete?, quando cerca di presentare come oscuro e impenetrabile il funzionamento di una pietra focaia stimolata da un pollice opponibile mediante ingranaggio metallico...
La sceneggiatura, piegata alla mera scorrevolezza dell'ingranaggio, la cui formidabile complessità ricorda quella di una catena di bicicletta (la moglie, quella solita di ogni film, va in tribunale, per poi lamentarsi dell'infamante coinvolgimento), palesa una costruzione confusa ed incoerente (sarebbe bastato che l'ufficiale americano non rivelasse le intenzioni del diplomatico tedesco: nessun appuntamento).
Se l'intreccio può nulla, come può salvare alcunché il soldato insalvabile, il povero Tom Hanks? Sempre più statico, l'attore americano è quanto di meglio possa offrirci il cinema blockbuster americano: praticamente il nulla.
Povero Spielberg, fa quasi tenerezza; privato dello slancio fantastico (ecco un esempio di effetti collaterali tratti da una storia vera), si ritrova ad accontentarsi di un personaggio enigmatico, immobile (che ha letteralmente rapito il mio vicino di poltrona ("Incredibile, è bravissimo!") e di un protagonista, Hanks, che terrà certamente buona compagnia a tutte le parrocchiane della domenica pomeriggio (ammiccamenti, battutine da 5 cents...). All'ennesimo "servirebbe?" la sala risponde da buon pubblico fedele: risatine pronte per un pubblico che legge e ripete, prova e necessariamente condivide (no richiesto).
Finale tremendo, non vale la pena scendere in particolari. Assolutamente no.
(depa)

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