Pastiche de Sokurov

Il 365° giorno del 2015, poco prima degli ultimi preparativi per il cenone (x4), mi sono incamminato verso vico Carmagnola. All'"acclamato regista russo Aleksandr Sokurov" un certo rispetto è dovuto. Autore dal cipiglio audace e ambizioso, questa volta mi è parso fare un passo troppo lungo, tentennante pure, ritrovandosi confuso. Come me, del resto. "Francofonia" NON è "il nuovo capolavoro di" Sokurov (tantomeno un film drammatico).
La cosa che più mi ha sorpreso, al di là delle celebrazioni roboanti quanto meschine tipiche dei trailer strilloni, è che durante la visione della pellicola non si assisterà alla vicenda preannunciata. Qui non si tratta, piattamente, del passaggio del Louvre sotto diverse amministrazioni, nemiche in guerra, e dell'amore degli esponenti di queste profuso nel curare e salvaguardare le opere ivi accumulate nei secoli (Napoleone farà spesso capolino tra le sequenze, rivendicando la grandiosa ruberia perpetrata nelle proprie imprese). La trama non è così semplice e lineare, ma nemmeno fruttifera di riflessioni compatte, proprio perché Sokurov ha voluto girare un film di tipo sperimentale, collagistico, con la vana speranza di incantare con la propria voce, danzante su immagini variegate. Peccato che l'effetto spesso risulti addirittura comico; le braccia si staccano alla sentenza "Chi vorrebbe una Francia senza Louvre?", parole d'accatto che vorrebbero evocare ma si fanno pesanti pizzini da cioccolatini di scarsa qualità.
Non solo scarto tra ambizione e risultato, bensì marasma concettuale e, quindi, narrativo. Tra Čechov riesumato, soldati francesi, Tolstoj (puf!) e container in tempesta, la piccolissima sala si chiede dove abbia intenzione di andare a parare il regista. Sbigottito, assisto a questa chiacchierata alta, non esente da sfilacciamenti, aspettando un'ispirazione da chi non l'ha avuta. Viaggio nel grandioso museo parigino (e in tante altre cosucce) che non solo necessariamente non può  esauriente, ma che non trova, secondo me, alcuna giustificazione cinematografica. Anche la trovata finale è mediocre (magari fosse stata "un'assurdità"...). Ah dimenticavo: anche l'Ermitage è stato ficcato dentro.
Perso.
(depa)

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