Un cocomero tira l'altro

Partiamo dall'ultimo. Ultimo film, non "dell'anno". "Qualcosa ambientato nei tempi andati", chiede Elena, in odor di lampioni e vespasiani parigini (Brassai al Ducale). Quindi ci inoltriamo nell'archivio, estraendone una famiglia genuina e scalmanata, intenta, nel 1951, a trascorrere una tranquilla giornata di mare in località Fiumicino: "La famiglia Passaguai", diretto e interpretato da Aldo Fabrizi, è un crescendo di comicità slapstick e immediata.

La pellicola dimostra i suoi 65 anni e all'inizio, in sala Valéry, l'amore non scocca. Nonostante la naturale simpatia per Fabrizi e per la valida adunata di caratteristi da lui convocata, la digestione per alcune gag e  battute a dir poco ingenue (gli stratagemmi del figlio astuto e venale o l'imbranataggine e il servilismo dello spasimante della figlia) non è risultata ugualmente fisiologica. Prima si mollano gli ormeggi, prima si riesce ad apprezzare ciò che di buono v'è in questa pellicola. Cioè ritmo elevato e scorci su di un'Italia autentica e determinata a godere dei piaceri che il Dopoguerra rende ancora più succulenti: gita al mare (taxi + pullman) con ombrellone, frittura (avvolta in giornale) e l'immancabile cocomero.
Va dato atto a Fabrizi di aver allestito un carrozzone accelerato, ricco di caratteri tipici sia delle borgate romane, sia di quelle sparse sullo Stivale. Peppino De Filippo, spalla "de qualità" (qui particolarmente intraprendente) e l'astigiano Luigi Pavese, sempre una sicurezza quando c'è da imbufalirsi, sono i nomi più noti, cui si accompagnano altri di attori più che abili nelle vesti di cabarettisti da spiaggia. Azzeccatissima la moglie del protagonista, l'anconetana Ave Ninchi, così come il piccolo; meno, secondo me, l'imprenditore Tino Scotti, oltre le righe anche in una mascherata come questa. Il piccolo Gnappetta, colle sue sonore pernacchie, e il pazzo molesto arricchiscono il piatto leggero. Ovviamente, il meglio lo offre lo stesso Fabrizi, unico nel risolvere ogni scena a modo proprio ("Ma te nun c'hai niente da fare?", "Ecco va' a fa' un tuffo"...).
Alla fine, sia ad Elena sia a me, spunta un'espressione di tenerezza verso un cinema e un Bel Paese rustici e vivaci, che non sono più.
(depa)

1 commento:

  1. Quando si dice "il caso"... Ieri sera ero alla ricerca di un filmetto leggerino, ho trovato questo "La famiglia passagaui" su youtube e tac... si parte... Non ero ancora arrivato a questa recensione e dunque non potevo sapere che le carpe avevano visto il medesimo film poche settimane prima... La sorpresa e' arrivata questa mattina...

    Sono d'accordo con la recensione. La prima parte della pellicola e'poca roba e solo la comicita' innata di Fabrizi la mantiene in vita. Poi con il passare del tempo (e dei coccomeri), il film sale di livello fino e l'ultima parte che risulta decisamente divertente grazie anche ad un ritmo che diventa incalzante.

    Il caso o l'istinto del 'rofumaicano? Me no now... ;)

    RispondiElimina