Via: in Romania, in BMW

Veniamo al Trieste Film Festival 2016. O almeno ad un suo boccone: anche quest'anno i soliti  10 film racimolati nei primi 2 giorni di rassegna dedicata al cinema dell'est europeo (23 e 24 gennaio). Le novità più grandi di quest'edizione, non sono né nuovi cessi che si possano definire altrimenti, né nuove poltroncine comode per la sala Tripcovich, bensì la generosa sponsorizzazione da parte del prof. Sini e il suo avvicendamento in campo con la prima punta Marigrade. Questo per contestualizzare. Torniamo al primo film: rumeno, iscritto al concorso e diretto dal giovane regista e interprete, Nicolae Constantin Tănase (classe 1985), "Il mondo è mio" ("Lumea e a mea") tratta dei nuovi assilli degli adolescenti (in particolare al femminile), tutti tesi voracemente tra cellulari, prime esperienze sessuali, "figo" e BMW.
La pellicola, a mio modo di vedere, parte bene, colla promessa, nella prima mezz'ora, di un film dal carattere autentico e forte, pronto ad offrire uno spaccato realistico della battaglia adolescenziale di un paese che guarda con avidità all'occidente. L'occhio della m.d.p. puntato su Larisa, assediata e combattente. Dura poco però. L'insistenza sui pochi aspetti che si vogliono affrescare si aggroviglia, tra l'altro, in uno stile che ben presto perde di fascino: l'abuso di alcolici e di rallenti vanno di pari passo, verso la noia. Altro problema di fondo: l'evidenza dei torti subiti da Lari, l'accanimento forzato perpetrato da tutti quelli che la circondano (ok, sto benedetto Popescu deve essere uno tosto...). Sono gli occhi di una ragazza braccata, è vero, quelli che ingrandiscono i piccoli problemi d'ogni giorno; il problema, allora, è che il film non riesce a sovrapporvi i nostri.
Buono il taglio, come l'intento, il risultato così così. Altrimenti: adoro il rap, ma questo non è certo un gran pezzo...(il tono, l'effetto). E' come se il giovane regista si fosse fatto prendere a tal punto dal vuoto e dal tamarrume che imperversa tra i protagonisti del film, senza staccarsene, anzi, dando l'impressione di trovarcisi più che in agio.
Deflorata prevedibilmente da Florin, Larisa è già appassita. Tralasciata quella lotta, ci restano le chiacchiere poco edificanti di giovani senza. Il film non sopperisce. Alla vista di Florian e Ana, Lari è sconvolta. E incazzata, come noi. Frustrazione. Marigrade coglie l'occasione per un pisolino (la giornata è ed è già stata lunga, con la sveglia alle 5), non si perderà nulla. La banalità si spoglia per mostrare il proprio corpo rachitico. A differenza della protagonista, forse, il regista conosce la direzione da prendere: peccato non mi entusiasmi.
Attenzione, colpo di scena! Con l'ultimo rallenti, la sequenza verso il mare aperto e le inondazioni finali, la pellicola si porta in extremis dal 2 all'1. Successone direi.

Voto: 1/5 (concorso lungometraggi).
(depa)

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