Bomber cogli smarroni

Ed eccomi all'ultima recensione dal Trieste FF. Doverosi i ringraziamenti ai miei organizzatori: prof. Sini (finanziatore) e Marigrade (consulenza critica). Aggirarsi tra Joyce (con la sua Gente) ed Hector Schmitz bronzei, blaterando di Cinema, rifocilla lo spirito. Il nono film visto è stato una commedia slovena sull'amicizia, protagonisti un gruppo di amici incasinati e svalvolati ma uniti e pronti a tutto: anche a portarti una pizza con qualunque cosa ti venga in mente..."Šiška Deluxe", scritto e diretto da Jan Cvitkovič.

Vorti-blehando nel Caos

Ed eccoci all'ottavo film incontrato lungo il Film Festival di Trieste di quest'anno. Ultima opera del polacco Andrzej Żuławski (classe 1940, scomparso 9 giorni fa) e tratto dall'omonimo romanzo del connazionale Witold Gombrowicz (1904-1969), "Cosmos" è una produzione franco-portoghese che divide me e Marigrade nel giudizio finale, scatenando un'interessante chiacchierata. Tema: "Surrealismo, matematica rigorosa".

Ricordo Prigione

Ieri sera, travolto da scale, bastoni per tende, tende, fischer e cemento rapido, ho deciso di abbandonarmi tra le braccia (leggi "cuscini") della sala Valéry, scegliendo con cura un film sulla pazzia. Il canadese David Cronenberg, nel 2002, disse la sua partendo dal romanzo del britannico Patrick McGrath: "Spider" è un opprimente racconto di schizofrenia, attento ai dettagli, ma senza l'azzardo di ipotesi visive.

W Irina Nistor!

Il 7ettimo film che la coppia magica, composta da Marigrade e me (per chi non lo sapesse), ha passato in rassegna all'ultimo Trieste FF è stato "Chuck Norris vs Comunismo", documentario rumeno diretto da Irina Calugareanu (Cluj-Napoca, 1981). Gli eroi di plastica di Hollywood pronti ad eludere la Cortina a suon di VHS pirata e castori presi a morsi ma, soprattutto, grazie al contributo indispensabile di Irina Nistor, coraggiosa traduttrice dei sogni, in tutti i sensi.

Il coraggio di Géo seduto lassù

Domenica 24 Gennaio scorso, in quel di Trieste, Marigrade ed io siamo usciti di buona lena da Bidermeier. Percorso viale XX Settembre, siamo ad un tiro di schioppo: lei dalla sala Tripcovich, io dalla Miela. A me, oltre alle poltrone più comode, tocca in sorte un documentario diretto da Fredo Valla, dedicato al giovane aviatore Jorge Chávez (1887-1910), detto Géo, che per primo, col suo ultimo balzo, superò le Alpi, "Più in alto delle nuvole".

Basta poco

La sala Valéry pare in gran spolvero, questo Febbraio; ieri sera ha proseguito lungo l'interessante percorso tracciato dal messicano Alejandro González Iñárritu: quando uscì nel 2003, "21 grammi", il terzo lungometraggio del regista, sollevò molte reazioni, per lo più positive. Rivisto, secondo me, mostra alcune carenze, vediamo dove.

Porta Pazienza

Zippino chiama, il Cinerofum risponde. Tortellini panna e prosciutto in quantità industriali (i ragazzi ne avevano davvero bisogno) e tasto play su un film che, sulla carta, dovrebbe tenere compagnia leggera, senza impegno, ma non dozzinale: "Il labirinto del fauno" (2006), del messicano Guillermo Del Toro, è un fantasy per stomaci forti, tosto come la vita, ambizioso come il regista.

Trecentocinquanta Hiroshima

Ispirato a "Preghiera per Černobyl" (26 Aprile 1986) della giornalista e scrittrice bielorussa Svetlana Aleksievic (con cui vinse il premio Nobel per la letteratura 2015), questo film colpisce duro e in silenzio. D'altronde "La supplication", pur con qualche eccesso di retorica, rievoca una tragedia su cui è arduo non tremare e pronunciare. Il lussemburghese classe '63 Pol Cruchten ha il coraggio di farlo, al di là del.

Corvi e scrivanie, i matti migliori

Come già detto, insistimos! In sala Valéry imperversa la filmografia di Tim Burton. Ecco "Alice in wonderland", del 2010, ispirato, ora liberamente ora pedissequamente, a quello specchio infranto, infiniti frammenti possibili, che fu l'opera di Carroll.

We love Sparky!

Vedete? Il Cinerofum è così. Non si lega al dito nulla, se relativo ad un regista che l'ha fatto sognare. Anzi, si stringe a lui, vuole capire semmai, e proteggerlo. Sì, l'ultimo lavoro di Tim Burton dev'essere stato proprio uno scivolone: "Frankenweenie", del 2012, è pura favola burtoniana, poesia fantastica nello scenario gotico di un'umanità terribile, ma da amare.

Gioco pericoloso, Kramer

Miii, oooohhh, uuhhhh. L'esordio alla regia del polacco Marcin Koszalka (Cracovia, 1970), sebbene ancora ai nastri di partenza nella categoria lungometraggi, è già atteso da frenetiche speranze. "The red spider" rimane promessa però, perché una grande sensibilità e rigore artistici non assicurano il coinvolgimento del pubblico che, come me, forse iniziava anche ad accusare la lunga giornata...

Vitas, tigri e demoni

La terza pellicola che Marigrade ed io abbiamo avuto in sorte, all'ultimo Trieste FF, è stato un accorato documentario dedicato ad un fotografo lituano, sconosciuto dalle nostre parti, il quale, come molti altri, fu delizia e croce dello Stato Sovietico: "Il maestro e Tatjana", diretto dalla trentacinquenne Giedrė Žickytė, rievoca l'arte e la vita di Vitas Luckus (Kaunas 1943 - Vilnius 1987), artista della fotografia la cui profondità trapassa le immagini sullo schermo.

Nostalgia stagionale

Al Teatro Altrove, la rassegna "Intolerance" prevede una serata dedicata al genere cinematografico sentimentale. Il primo appuntamento, l'unico cui Elena ed io abbiamo assistito, è con Ingmar Bergman che, nel 1951, realizzò una pellicola che racchiude già tutte le intime turbe che pervaderanno l'opera del regista svedese: "Un'estate d'amore" non è nient'altro che una stagione, un'illusione pronta a dissolversi con la prima nuvola.

Leggero che non vola

Ieri sera, assieme ad Elena e me, anche Tim Burton in sala Valéry. "Big eyes" è il suo ultimo lavoro (2014) e i grandi occhi sono quelli che ci ritroviamo a fine visione, piuttosto sconcertati di fronte a una pellicola così sbagliata.

L'ottavo nano

L'ultimo film di Quentin Tarantino, "The hateful eight", è una carnage su far west innevato. Massacro in interni per iene sanguinarie, per 8 bastardi ammazza-indiani. Se i brutti ceffi del titolo sono bravi tiratori, con le parole, però, hanno miccia corta. E il cast in Ultra Panavision '70, che promette meraviglie rétro, si ritrova, quasi a tempo scaduto, con un pugno di battute infreddolite...

Vendetta Gran Riserva

Ieri pomeriggio atletico Cinerofum FC: stazione Principe-cinema Sivori in 14'53''. Tutto ciò per l'ultimo thriller di Atom Egoyan, ancora "senza rosso sangue", di nuovo tra gente di tutti i giorni (gli ultimi), sempre tra incomunicabilità e tempo che ha fretta: "Remember" è un altro piccolo grande racconto. Consigliato.

Cani, dadi e porcospini

Ieri sera all'Altrove (mai nome più azzeccato), per la rassegna "Intolerance", questa volta dedicata al cinema di genere, è stato scelto un film che dovrebbe appartenere al filone dei fantascientifici; in realtà (...) "Stalker" (1979), del regista russo Andrej Tarkovskij, potrebbe definirsi filosofico, distopico, psicologico, politico, surreale, sociale...insomma è un solido e affascinante delirio della mente, nel suo tragitto verso l'inaffrontabile coscienza.

Inferno Uomo

La settimana scorsa sono andato al City, perché è un cinema di cui, tutto sommato, ci si può fidare, poi perché il film che vi proiettano pare aver racimolato giudizi positivi, oltre che essere una pellicola colla testa a posto. E "Il figlio di Saul", in effetti, è un film maturo, terribilmente realistico, capace di essere un documento storico, oltre che significativo, di gran valore artistico. Questa pellicola diretta dall'ungherese László Nemes spalanca le porte di un Auschwitz infernale.

Specchio del male

Ieri sera in sala Valéry, Elena ed io presenti, è tornato Martin Scorsese. "The departed" ("I defunti"), del 2006, è un gangster movie dalla struttura classica, con tanto di doppia talpa e psicologa "in comune", in cui "Il bene e il male" (sottotitolo del film) si mescolano sino a far perdere le tracce, come nella vita...di una Boston cinematografica.

Audace, ci piace

Giovedì scorso: Elena, Io, Ariston e l'ultimo film di David Owen Russel, "Joy". Prima di uscire di casa, Elena ci prova (-"ma quindi, dobbiamo andare al cinema?". -"Ovvio"), ma sono certo di andare sul sicuro, col regista newyorkese. Le sue storie di gente semplice che affronta una vita tutt'altro che semplice con un cipiglio che è un film, solitamente, tengono un'ottima compagnia, con momenti per tutti i gusti: anche in questo caso, potete lasciarvi scorrere addosso questa favola di dolce rivalsa, o intravedervi tra le righe riflessioni ben più amare.

Victor per il Cinema

Il "nostro" secondo appuntamento del TFF di quest'anno è stato il primo di una lunga serie di documentari. Di questa, tra i più interessanti e commoventi è stato proprio "Cinema, mon amour", dedicato ad una delle ultimissime sale cinematografiche sopravvissute a web e multisale, specificamente al suo proprietario, Victor Purice, protagonista assoluto sul telo bianco e nella sala Tripcovich, come lui commossa.

Giusto per gioco

Per la serie: "guardarsi le spalle è bene, non sempre meglio", dopo aver visto l'ottimo film ungherese in questi giorni nelle sale, tornato in sala Valéry m'è venuta voglia di voltarmi di una ventina d'anni. Malauguratamente, ma non a sorpresa, "He got game", pellicola del 1998 diretta da Spike Lee, dimostra tutte le sue lacune, tra retorica delle immagini e delle parole, classificandosi come film per ragazzi non ancora maturi. Ecco perché ho aspettato tanto...

Frullato di valori

Ieri sera in sala Valéry è tornato il parmigiano Bernardo Bertolucci, con una delle sue prime pellicole sottobraccio: "Il conformista", del 1970, è una "storia sbagliata" in un periodo storico che lo fu ancora di più. Contrasti intimi/interni sempre pronti a far fuoco; amore e morte sono corpi avviluppati negli ultimi spasimi.

"E questa è una per le mie sorelle"

Partiamo dalla fine. L'ultimo lavoro cui, io e Marigrade, abbiamo assistito durante l'ultimo Trieste FF è stato "For my sisters", documentario austriaco dedicato a tre regine della scena jazz & blues: Alberta Hunter (1895-1984), Nina Simone (1933-2003) e Sarah Vaughan (1924-1990), rievocate attraverso i pensieri e le emozioni della cantante statunitense Carol Alston, alla commovente ricerca delle note e delle lotte delle proprie muse ispiratrici. Regia di Stephanus Domanig.