Audace, ci piace

Giovedì scorso: Elena, Io, Ariston e l'ultimo film di David Owen Russel, "Joy". Prima di uscire di casa, Elena ci prova (-"ma quindi, dobbiamo andare al cinema?". -"Ovvio"), ma sono certo di andare sul sicuro, col regista newyorkese. Le sue storie di gente semplice che affronta una vita tutt'altro che semplice con un cipiglio che è un film, solitamente, tengono un'ottima compagnia, con momenti per tutti i gusti: anche in questo caso, potete lasciarvi scorrere addosso questa favola di dolce rivalsa, o intravedervi tra le righe riflessioni ben più amare.
Che la 20th Century Fox punti forte su questa pellicola dedicata alle donne audaci, se già il cast non lo evidenziasse, lo testimonia anche la rivisitazione della classica sigla della distribuzione. Condivido la scelta, il cinema di David O. Russell dev'essere ben curato, in tutti i suoi aspetti: la confezione è parte integrante di una favola che inizia prima che si spengano le luci. Allestimento che parrebbe futile cristallo, nel quale però straschaaakkk! irrompe lo stridere di una risposta inaspettata, o di un gesto a dir poco creativo, magari dalle labbra o dalle mani d'un viso d'angelo (Jennifer Lawrence).
I dettagli nascosti e gettati in faccia son eleganti ed astuti squarci, fascinose ed efficaci ellissi che tengon su l'attenzione del pubblico (ritroviamo Joy: delusa, sposata, madre). In tempi in cui i bambini trattano ormai con naturalezza di priorità, s'è persa la naturalezza con cui ci s'approccia alla vita, il regista prova a correre ai ripari con la sua solita e pericolosa schiettezza (che poi si fa acume ed energia). Addentrandosi avventurosamente nel tema dei brevetti, delicato e capitalista (si può vendere un'idea?), il regista mostra un'attenzione che sfiora la preoccupazione nel non eccedere in sostanze zuccherose. Quando lo fa, lo fa sparigliando con la giusta dose di ironia, presentando la propria idea di commedia anticonformista. Il pathos viene allestito e demolito (fisicamente), mai inseguito. Col sorriso, Russel non rinuncia a durezza e severità. Dirty & Dry commedy che nel panorama spicca.
(depa)

1 commento:

  1. Rivisto, ha già perso un po' del suo fascino, emerge la grana grossa e un'imperdonabile idea di emancipazione economica, ossimoro ormai smacherato da chi ha voluto farlo: 170 anni fa il buon Marx aveva già colto il legame strettissimi, in regime di capitale monopolistico, che il sacco è uno: a molta ricchezza corrisponde molta altra miseria.

    I sorrisi smaglianti di Breadly Cooper e gli abbracci familiari offuscano questa banalità che ancora oggi semina disperazione: la stessa di JOY prima che inventasse un mocio (!).....

    A ben rivedere, una regia che non si muove di lì.

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