"E questa è una per le mie sorelle"

Partiamo dalla fine. L'ultimo lavoro cui, io e Marigrade, abbiamo assistito durante l'ultimo Trieste FF è stato "For my sisters", documentario austriaco dedicato a tre regine della scena jazz & blues: Alberta Hunter (1895-1984), Nina Simone (1933-2003) e Sarah Vaughan (1924-1990), rievocate attraverso i pensieri e le emozioni della cantante statunitense Carol Alston, alla commovente ricerca delle note e delle lotte delle proprie muse ispiratrici. Regia di Stephanus Domanig.
Figurarsi, le aspettative c'erano eccome. Io e la compagna di Cinema, sempre più travolti da appassionanti indagini musicali, ci siamo seduti nelle comode poltrone del Teatro Miela con la bava alla bocca. Anche perché, se Sarah Vaughan e, soprattutto, Nina Simone sono nomi che difficilmente restano ignoti, con Alberta Hunter si casca con più facilità (gli esperti storceranno di tutto). Non dico che l'ora e mezza non regali qualche momento edificante o curiosità da soddisfare, ma la sensazione di aver presenziato ad una chiacchierata intima, tra sé e sé, della peraltro simpatica cantante nata a Washington, è ben viva a fine visione. I tre miti della canzone sono pennellati in superficie. Il tempo è poco ma la sintesi non è dono degli autori, qui e là sorpresi distratti in canti improvvisati, in un pub a far mostra di sé, in cucina tra amiche, a scuola con piccole promesse multiculturali, con un tono amaro e sconsolato, come le canzoni che riecheggiavano nei campi di cotone...Secondo me, in conclusione, più ancora che parole arse dal sole che batte in vetrina, ormai in saldo da anni, sarebbero bastate quelle cantate dalle tre grandissime artiste suddette. Mi viene in mente quell'emozionante brano che fu "Il soul di un uomo", nel quale la rabbia provata per le ingiustizie subite esalava dalle parole cantate da prigionieri in catene. Senza alcun bisogno di spiegazioni. Se è giusto ricordare i nomi di tutte le vittime dimenticate, meno condivisibile è lo stato d'animo di una particolare artista, poco nota e, forse, nemmeno così autorevole, soprattutto una volta assaggiatane la profondità di spirito (qui mai eclatante: vedi le considerazioni sulla nuova scena soul). Peccato, le orecchie erano ben tese.
Voto: 2 (ma fuori concorso)
(depa)

2 commenti:

  1. Forse intendevi dire che manca di maggiore respiro...

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  2. Visto che siamo in tema, l'occasione è buona per ricordare Emmett Till (1941-1955).
    Anzi, ahimé, sarà sempre ottima.

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