Il coraggio di Géo seduto lassù

Domenica 24 Gennaio scorso, in quel di Trieste, Marigrade ed io siamo usciti di buona lena da Bidermeier. Percorso viale XX Settembre, siamo ad un tiro di schioppo: lei dalla sala Tripcovich, io dalla Miela. A me, oltre alle poltrone più comode, tocca in sorte un documentario diretto da Fredo Valla, dedicato al giovane aviatore Jorge Chávez (1887-1910), detto Géo, che per primo, col suo ultimo balzo, superò le Alpi, "Più in alto delle nuvole".

Come ci raccontano lo stesso regista cuneese (classe 1948) e la produttrice presenti in sala, il 23 Settembre 1910, su "un aereo col motore del Ciao, il parigino Géo Chávez, che il Perù non lo vedrà mai (da vivo), decise di oltrepassare il confine: le Alpi. Da sopra, non su ruote. Con le ali. Sì, volando. Nell'epoca in cui l'aviazione era ancora in fasce, questa vicenda poco conosciuta divenne eroica e chiedeva solo di essere raccontata". Ecco perché il regista di Sampeyre s'è approssimato a questa storia di passione, audacia e incoscienza.
Inizia il documentario e la prima domanda che vorrei porgere alla produttrice è: "possibile che in tutto lo Stivale, o almeno in Friuli per l'occasione, non si trovi qualcuno che possa dedicarsi ai sottotitoli di questo?". Evidentemente no. Poi appare Giorgio Conte e il suo atteggiamento da chansonnier et intellectuel d'Oltralpe mi fa capire. Sarà lui ad accompagnarci, corde e sigarette tra le dita, lungo quest'avventura ad alta quota. Lo farà a modo suo, bene solo quando non vorrà frapporsi tra Chavez e il pubblico (non è facile, scalpita il ragazzo; Giorgio intendo).
La tratta Brig-Domodossola divenne simbolo d'un sogno. Géo, quindi, "cavaliere della speranza, del progresso; un tentativo". Quattro anni dopo l'apertura del tunnel del Sempione, l'uomo non s'accontentava. Il Blériot XI, dal nome del costruttore, divenne oggetto fantastico che attrasse tutti gli spiriti dell'epoca e Géo il suo pilota.
Questa la base per questo documentario che, nelle parole del regista, vorrebbe porsi come qualcosa dal taglio diverso, rispetto al classico racconto contornato da foto e cenni storici.
In realtà, che che ne dicano gli autori (ed intervistatori), il documentario è di stampo piuttosto classico. Giorgio Conte, poetico e soprattutto narcisista come il fratello, e come solo gli italo-francesi (per cultura) possono essere (o comunque gli italiani che, foulard e occhiali da sole, hanno "preferito" il di là), strimpellerà la suggestiva canzone dedicata al pilota parigino di origine peruviane. Tra pause studiate, verranno ripercorsi i primi passi del pilota ardito, la preparazione e gli attimi della storica sorvolata. Il fascino del gesto, la grandezza del folle volo, sono resi alla perfezione, al di là della simpatica animazione con cui viene rappresentata l'azione leggendaria.
Finalmente, "Higher then clouds" è un lavoro poetico, in cui le emozioni di quei giorni vengono ben rievocate; qualcosa d'"altro", credo di no. Non vedo elementi di rottura significativi.
"E' stato orribile ciò che ho visto, ma l'ho visto", pare abbia detto Géo dopo il tragico e sfortunato botto (morirà dopo quattro giorni). Ma vincesti, Géo! Ciò che vedesti fu la vittoria! Fu la morte.
Consigliando la visione di questo doc, mi unisco a Valla e Conte nel ricordo di un grande personaggio che meriterebbe più pensieri che aeroporti dedicati.
(depa)

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