Vorti-blehando nel Caos

Ed eccoci all'ottavo film incontrato lungo il Film Festival di Trieste di quest'anno. Ultima opera del polacco Andrzej Żuławski (classe 1940, scomparso 9 giorni fa) e tratto dall'omonimo romanzo del connazionale Witold Gombrowicz (1904-1969), "Cosmos" è una produzione franco-portoghese che divide me e Marigrade nel giudizio finale, scatenando un'interessante chiacchierata. Tema: "Surrealismo, matematica rigorosa".

La pellicola si presta, perché le immagini sono buone, fotografia e scenografia curate, la sceneggiatura e i dialoghi...dipende. La situazione è paradossale. Qualche anno fa sarei uscito borbottando dalla sala. Adesso mi ritrovo a difendere questo tipo di cinematografia, di fronte a Marigrade che, in passato, mi ha tramortito con certa letteratura (Handke etc.). Mi sarò fatto ammaliare. Sia chiaro, al mio tirare in ballo lo scrittore austriaco o Buñuel, Marigrade fa tanto d'occhi ("quello era surrealismo, questo no; in Luis c'è un simbolismo rigoroso!"). Io profano e per nulla algebrico, ciuccio il lecca-lecca del surreale senza nemmeno lavarmi le mani. Appiccicato, come va va.
Immagini buone perché gli attori volteggiano, il ritmo elevatissimo richiede impegno e la m.d.p. non sbaglia; fotografia in grado di cogliere raggi reali e fili invisibili che attraversano scenografie da fiaba per lo più. Un racconto caleidoscopico da ricevere senza intercessioni. Amore, poesia, morte, passione, letteratura, arte, tempo..."Il potere selvaggio di un pensiero idiota!". Mi ritrovo a bocca aperta dolcemente naufragar...Sullo schermo uno svolazzo folle, tra lettere di ieri e sentimento dell'hic et nunc. Surreale anche. C'est absurde. Passeri, polli e rane, col loro carico simbolico e . Girato finemente e d'impeto, al ritmo di gatto, bellezza, piselli ti-ri-ri! Colla musica ch'è ovunque, che gonfia lo spazio tra tante parole, proprio al centro d'ogni anello di catena, sospese. "Non è vero che l'acqua frizzante e la balena non servono a nulla!": bleahno, appunto: elusione e contrastum ("seurk!"). Alice sono due maschi che precipitano nel giardino joyciano del flusso di Flaubert, con cappellaio e bianconiglio grandiosi (Sabine Azéma e Jean-François Balmer) e altri eccezionali scalpitanti dinanzi a cotale cotal cota cot co c.  
Non dimentichiamo l'ironia, tanta, altrimenti non si. 
Al termine della proiezione, attendo applauso o fischi. Sarà un silenzio piuttosto eloquente. Quindi mi avete fatto questo: per una volta che andava bene a me, voi l'avete bocciato. Che dire? "Seurk!". Prima del finale avrei intitolato questa recensione "Povero Lucien", poi l'ho scritto oramai. Consigliato, provate, è comunque une expérience d'esprit. Io ho persino chiesto a Marigrade di prestarmi un altro librum di Peter Handke, fate vobis... In effetti, prima passerò nei pressi di Gombrowicz.
Voto: 4/5 (ma evento speciale fuori concorso).
(depa)

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