Chi babà balbetti

Che paura lunedì scorso, al Teatro Altrove, in quel rovo di pietra che è l'intorno di via della Maddalena! La prima proiezione del filone dedicato al genere horror è stata "Onibaba - Le assassine", pellicola del 1964 diretta dal giapponese Kaneto Shindô (morto centenario nel 2012) che è una classica allegoria, tutte le unità rispettate, sui malsani acquitrini della natura umana.
Basata su una fiaba tradizionale buddista, presenta al pubblico una maschera vendicatrice, venuta da chi sa dove per tutti coloro che l'han fatta e se la debbono aspettare. Ma lo fa soltanto dopo aver offerto un quadro sulle condizioni sociali dell'uomo e della donna del...di ogni epoca. Dentro c'è tutto: i desideri e le avidità della povera gente, la dura vita degli ultimi, sospesi sul campo di battaglia dei signori, travolti dai galoppi dei samurai di un altro mondo (già Kurosawa).
Intrigante esotica non esente da difetti: proprio quando l'affresco sexy-deprimente pare completato e attendo solo l'escalation finale, assisto ad un'imperdonabile flessione nel ritmo della narrazione (dopo la IIa apparizione).
L'elemento orrorifico si manifesta blandamente sul finire, all'apparire di quello che non è un demone, bensì "un uomo costretto ad indossare la maschera" [...], condannato a vagare tra ambizioni e necessità. Per il resto, nulla di soprannaturale, anzi, in scena i meschini escamotage di chi reagisce, colpito, colpendo alla cieca. Nel "mare di piante selvatiche" che è l'umanità, insetti insignificanti ma vivi si ritrovano nelle canne, in attesa della calma (pace) che non può venire.Nel film è da evidenziare il ruolo fondamentale del sonoro: tamburi e tamburelli di sospensione, urla diaboliche (per non scrivere del tubare in concomitanza con le scappatelle notturne), come spesso accade in questo genere, pronto a contribuire all'atmosfera tutta volta al terrore.
Fiaba per bambini, in conclusione, ma cupa e vergognosa (per noi grandi), nonché girata con disinvoltura.
(depa)

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