Lui o no boh

In sala Valéry ieri sera il periodo pasquale s'è concluso cinematograficamente; se anche degnamente, proverò a scriverlo adesso. Nello scartabellare i titoli a disposizione, Elena ed io ci siamo arrestati alla F di Fincher, David, che nel 2007 diresse un thriller pedissequamente aderente all'indagine condotta (complessa, tenace, inconcludente): "Zodiac" brancola un po' dietro al serial killer in perpetuo vantaggio di qualche month o year later...

Il problema di questo film, Elena ed io concordiamo, è lo scarso mordente. Dal primo all'ultimo minuto manca l'appeal, il fascino che permetta allo spettatore di affrontare col giusto spirito la logorante indagine sbobinata sullo schermo. Diverse le scelte sbagliate, a mio avviso. Tra le quali l'azzardata scelta di Jake Gyllenhaal come personaggio principale (protagonista sarebbe troppo, di qui una seconda scelta sbagliata, data l'assenza di un punto focale a disposizione dello spettatore), abile nel rendere il travaglio cerebrale del giovane vignettista, ma dall'espressività così sorniona da impedire, al pubblico stavolta, di scommettere su di lui. Secondo principale difetto, piuttosto grossolano, la frammentarietà temporale: avete presente le classiche didascalie "## days/months/years later..."? Ecco, in questo caso, appariranno una decina di volte, annunciando di volta in volta salti temporali, fortunatamente quasi sempre in ordine cronologico, che alla lunga fiaccano attenzione e simpatia del pubblico; segmentazione che, per un film giallo e rosso che punta sulla suspense, cioè sul ritmo (ora improvviso, ora costante, pur sempre armonico), diventa deleteria.
Ma non solo: flessioni narrative senza spiegazione. Sequenze tristi come gli scontri tra giornalista e agente rimangono foglie secche, poiché il primo è un personaggio con un suo alone da sbandato che non viene ispezionato (dimenticato, empatia impossibile), il secondo (Mark Ruffalo che, proprio recentemente, ha interpretato un'inchiesta, quella sì, scritta e diretta da Oscar) è in preda allo stato confusionale che pare attanagliare tutta la pellicola (troppo piegato alla volontà dello sbrigativo copione). O banalità come la serie di false testimonianze. D'altra parte, sorprende la leggerezza nel tradire, senza motivo chiaro, alcuni tòpoi specifici del genere (alcuni dipartimenti/reparti collaborano qui con un'affabilità e una disponibilità estranee agli uffici polizieschi e giornalistici.
Per fare un film che, tutti gli elementi in tavola ("in chiaro" come si potrebbe dire), punta sui processi di ricerca e dimostrazione intrapresi dai protagonisti, devi essere un maestro della Settima. Coefficiente altissimo, lo sapevi sicuramente, David. Adesso non lo scorderai più.
Ripeto, in generale, per noi due è stato difficile affezionarsi ai diversi personaggi o momenti del racconto (frammentati entrambi). L'unico sarebbe stato lo stesso Zodiac il quale, però, è comprensibilmente impegnato ad uccidere. Mi vengono in mente le tre vecchie e care unità sacre...qui tutte assassinate.
In definitiva, se amate i serial killer movie, prego: è comunque un tentativo. Se vi trastullano soltanto, allora partite e restate con "Seven" (dello stesso regista), già meglio.
(depa)

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