Tragicocaine

Altro DVD proveniente dalla teca del Benza. Boom. Sin dalle prime note di Giorgio Moroder, la fame di soldi, di potere, di rivalsa che spinge Tony Montana a prendersi "tutto il mondo e ciò che c'è dentro", il crimine scagliato a folle velocità porta lo schianto in sala Valéry: "Scarface", quello di Brian De Palma del 1983, scritto duro da Oliver Stone, è adrenalina da illecito pura al 100%, non tagliata con distrazioni rosa o diversivi puliti. Botta micidiale, fosse mai smaltita, sarebbe comunque la fine, il vuoto.

La disco music, colonna sonora di bevute, sniffate e sparatorie, s'alternerà alle intime note della rabbia e reazione. Al Pacino "Montana" è una molla compressa. Tosto epico, le cose in città cambieranno (i colombiani...i soliti, è lui che è nuovo di qui). Un re, per sentirsi al sicuro, necessita di una degna regina. Apparizione smeralda, dall'alto, Michelle Pfeiffer (un ruolo così doveva pur farlo), tigre bionda in botta cattiva, senza scorza sotto pelle.
Attorno alla perfetta soundtrack, tra sfolgorio da pista da ballo, dove i valori saltellano tra champagne e drink, prende corpo lo stato confusionale che precipiterà tutto nella paranoia.
Gran regia di De Palma, direttore d'orchestra attorniato da professionisti affermati e di talento: sceneggiatura, scenografia, fotografia... Il regista di Newark è in forma, con la m.d.p. si aggira disinvolto, donando nuovo spolvero allo zoom, qui ricercato quanto efficace (sul parabrezza della cadillac amarilla con Elvira e Tony in primo piano). Con De Palma le zoomate (in avanti o indietro) sono mature e succose. Le carrellate sorprendono inventando dimensioni non previste (la vasca idromassaggio dall'alto). "Un milione qui, un milione là", il nesso lavoro-denaro andato perso. Bravo discepolo, quindi, Tony Montana: la lezione seguita ogni giorno ha dato i suoi frutti sanguinati.
Con la mano di Moroder, la pellicola mantiene suspense a livelli alti, toccando picchi preoccupanti in sequenze entrate nella storia del cinema (per esempio l'uccisione di Lopez). Pacino, vrrraaam, prestazione mastodontica che monopolizza gli sguardi, tutti su di lui nel tentativo o di penetrare e comprendere il morbo che gli affibbia quelle espressioni d'atavico risentimento, o di perforarlo, attraversarlo per poi dimenticarlo, come un proiettile, ma via via, quel mondo fa paura. "Guarda i fenicotteri, guarda!". Stato infantile che permette di affrontare lo sfacelo. Tony ubriaco, sbruffone disperato, che dice la verità anche quando dice bugie. Tony in perenne lotta, incassa, contrattacca, non resiste, sbaglia (ci prova con Elvira; segue l'auto coi bambini, anche se poi...). Sangue su seta, porpora tra oro. Mix cinematografico esplosivo, perfetto, rallenti sullo sguardo di Tony, mente accecata, raptus di sola violenza. La redenzione non può avvenire perché manca il sé.
Sparatoria finale a coronare questa degnissima evoluzione dei gangster movie, dei western perché no? Il crimine declinato Miami '70 ha i suoi colori, sound, slang, armi, malloppi, guardie e ladri dalle divise al passo. Tarantino avrà preso (osservato) da qualche parte. Già, solo De Palma, cui "piaceva muovere la telecamera...mai arbitrariamente ma con una ginnastica cinematografica consona alla storia" (come riferisce il direttore della fotografia John Alonzo), poteva dare questa grinta, ghigno, muso, ai protagonisti del film. Pellicola marmorea rossa dorata su cui Al Pacino erigerà il suo colosso maledetto. Un'altra folle ascesa sull'Olimpo e conseguente caduta nell'Ade.
Dedica ad Howard Hawks (e Richard Rosson?) e Ben Hecht (sceneggiatore dello "Sfregiato" del 1932): daremo seguito al richiamo. Perché un film così ti spinge a curiosarvi attorno, rimanere nei paraggi.

Sul 2° DVD dell'edizione speciale, Extra da non perdere: Oliver Stone a caccia di soldi e di idee (cocaina, spacciatori e trafficanti direttamente sul campo), sino a dover prendersi una pausa parigina; S. Lumet che lascia il progetto per l'eccessiva violenza. Steven Bauer, habanero vero, ben presto tra gli sguatteri di Miami, poi Tennessee Williams e questo ruolo che lo renderà fulgido e fulmineo, indimenticabile cometa; immediato anche l'amore reciproco tra lui e la vera star del filmamento. Poi la principessa sconosciuta Pfeiffer che "illuminò il teatro" durante l'audizione. La poco più nota Mastrantonio, scioccante per "purezza e tenacia". La nascita delle idee che donarono alla pellicola nuova potenza (dalla malavita italiana al narcotraffico tra Stati Uniti e America Latina). Quindi la logorante lotta (vinta) di regista e produttore con la censura. Infine le parole durissime della critica ("spazzatura")...

Tanto per capirmi, ho rivolto un pensiero a coloro che non hanno fatto in tempo a vederlo.
(depa) 

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