Che sporca farsa

Nel prezioso doppio DVD fornito dal generoso e silenzioso vicino di casa di Marigrade (!), cui sarò grato a lungo, sono tanti i film del regista bavarese Rainer Werner Fassbinder. Ma solo tre mancavano all'appello sul Cinerofum. Del primo ho scritto poco fa; il secondo è stato "Nessuna festa per la morte del cane di satana" (t.o.: "Satansbraten", letteralmente "Arrosto di Satana"), del 1976, è un grottesco spinto, sulla figura dell'artista nella società contemporanea...ma l'inadeguatezza alla vita è quella di ciascuno.

Cinema non convenzionale nel midollo, provocatore nelle immagini e nelle parole; sullo schermo pugni di mosche zombie pronte a colpire. E' proprio quello che ci vuole in sala Valéry: una girandola di non sense dell'erotismo, con forza sadomasocentrifuga che non colpisce innocenti perché assenti.  A Walter Kranz (Kurt Raab perfetto invasato), di lune ne bastano anche meno (di tredici), tanto meschina è la rete di valori tra sé e gli altri, ereditata dai secoli. La poesia pericolosa come tutte le arti, a sua volta stuprata da nuovi intermediari interessati, offre un paesaggio che Fassbinder si diverte a scarabocchiare coi pennarelli. Alcuni versi possono nascere solo da uno vero e proprio shock emotivo, o forse no; tutte cazzate. Diciamo che potrebbe non bastare. Kranz è tampinato da un poeta in particolare, "Perché Stefan George?!" (1868-1933; omosessuale?), arti e membri si libreranno nell'aere, mentre il ciuffo sarà tarpato dalla brillantina. Liriche sudice tra un affaccendarsi senza scampo. La schizofrenia di uomini piccoli alle prese colle grandi (idee, arti, donne...): impreparati. Provoca con fallo, Fassbinder, attingendo dall'inesauribile materiale vivente "[...] sulla crisi della psicologia umana". 
"Io non ci capisco niente, questo è fascismo!". Mi associo. 
(depa)

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