Su i pugni, Africa!

Invece, lunedì scorso, al Cinema Cappuccini, gran serata di musica, Africa e resistenza. *Il genere musicale afrobeat si fa portavoce del grido degli sfruttati della Nigeria e, di oltre in oltre, di tutti gli africani; il cinema, dal canto suo, si assume il compito di raccontare di Fela Anikulapo Kuti (Abeokuta, 1938 - Lagos, 1997), musicista, cantautore e leader di spirito e azione di un'Africa che non s'arrende. "Fela Kuti - Il potere della musica" è un documentario biografico del 2014 diretto dallo statunitense classe '53, Philip Alexander Gibney, Alex per gli amici.

Personaggio tutto da scoprire, tenace, creativo, ambizioso, giusto, controverso, Fela Anikulapo Kuti negli anni '70 cantò parole di giustizia e libertà, lungo un percorso musicale personalissimo, fatto di scelte in controtendenza, anti-commerciali, canzone lunghe invendibili, ma sentimenti uguali; la rabbia e l'amore, strettamente mescolati in quella terra unica, fantastica e martoriata, danzano di mezz'ora in mezz'ora, al suono fresco e ballabile dell'afrobeat.
Il documentario, secondo me, è riuscito; sia per l'affascinante parallelo tra uno spettacolo-tributo tenuto a Broadway una decina d'anni fa (proprio nella tana della bestia capitalista), sia perché alle lodi un po' sprecate non si evita di accostare anche il lati dell'artista nigeriano un po' più in ombra. Tutto Fela Kuti sarebbe impossibile racchiuderlo in una bobina, come succede per altri personaggi. Balza la mente su "Bob", inevitabile un complesso ma stuzzicante accostamento, suggerito anche da curiose e allarmanti analogie: sembrerebbe che personaggi di questa caratura debbano sempre attendersi un'irruzione violenta; poi il rifiuto della medicina "sintetica", il colpo di fulmine per gli effetti pacifici del THC. Insomma spiritualità tutta africana, roba difficile anche solo da ipotizzare per noi in preda all'artrosi; da qui scelte che possono stupirci (le 27 mogli), ma chi può dire se, nel nostro palazzo, non si trovino 27 mogli ognuna più insoddisfatta del proprio adorato marito rispetto alle girls del nostro eroe? Riflessioni che vi verranno, come sempre accade quando si tratta di un V.I.P. ben distante da quelli che ci assillano da ogni parte.
Interessante anche seguire l'evoluzione artistica di questo musicista e della sua banda. Dalle origini più immediate, sino alla complessità delle sinfonie finali.
Tutto Fela Kuti sarebbe arduo, quindi, ma il documentario di Gibney ne traccia in maniera originale gli avvincenti contorni; da riempire poi, da parte nostra, colla sua musica, a casa, magari leggendo una sua biografia. Perché chi non si piega ai potenti, ma a rischio della vita invita con suoni e parole ad una rivolta, prima individuale, poi sociale, al di là di ogni specifico disaccordo, dev'essere ricordato con ogni mezzo.
Fela! Africa, a pugni in su!
(depa)

*Ah, dimenticavo: Copo e i Jumbo Beat, presenti sul palco della sala prima della visione, si fanno cassa di risonanza dell'afrobeat! https://www.youtube.com/watch?v=Ptyj0aYuMn0

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