Estetica dell'eresia

In quella che ricorderò come "Settimana Greenaway", resa possibile dai fidi "Amici del Cinema" per onorare il passaggio del regista gallese nel nostro porto, al secondo appuntamento ho vissuto un'altra prodigiosa esperienza. Dopo quel "Cuoco" che mi ha travolto ed affascinato, mi ritrovo sconvolto con "Il bambino di Mâcon" (1993), a contemplare l'arte di Peter Greenaway, autentico esteta dell'eresia.

Non certo esperto, ma umilmente mi ritengo pronto. Mi siedo nella solita sala piangente e aspetto. Attendo la valanga di colori, luci, parole e suoni del regista. Eccola che arriva. Irrompe l'incipit disgustoso, quanto lo esige lo stile Greenaway, in cui si annuncia che "copulare è una tristezza"; mi ripeto, non barcollo, sono presente a me. E' lui, Peter. P.G. per gli amici. Tutti sul palco, su. Dame bisbetiche e sterili, sacca di pus e sangue...sta per nascere un grumo di grasso. Comincia da una nascita questa discesa agli inferi, rappresentata teatralmente sul video, con tanto d'atti che suddividono il racconto (e inchino finale al pubblico plaudente) e con metrica letteraria (dialoghi); tutti marchi P.G..
Lo stile dell'autore gallese prende corpo e stupisce, di fronte a tanta pro e con fusione di parole, oggetti, corpi e colori, stupisce per la compattezza finale, per quei conti che tornano sempre, puntuali (o quasi, ma non è questo il caso). Ha i suoi tòpoi che ritornano, come la stessa ridondanza, su cui pare battere il martelletto forsennatamente, per ricordare tutto torna, o che nessuno è unico, o che ci vuole uno sforzo per interrompere la quotidiana e sempiterna ripetizione. In questa pellicola, ritroveremo il letto (più d'uno anzi), a baldacchino se possibile, sempre al centro della scena, a volte rotante, vero e proprio fulcro del mondo, perimetro dei bottoni slacciati, dove si decide. Dove si genera o s'interruptus.
Cinema autoriale frastornante, non un attimo di silenzio. Questa è techno Settima: la mattina dopo ti chiedi cos'è stato. E il rave, stavolta, s'è tenuto in una cattedrale, consacrata sino a prima della visione. La dose letale di blasfemia la smazza quel tipo dietro alla cinepresa.
Liturgia eretica dal cui scandaloso caos sorge, magia violanera di Greenaway, la solita, solida, affascinante opera (altro che "solo una commedia in musica").
(depa)

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