Balla, Vlad occhi dolci

Come promesso, eccomi al secondo appuntamento col "Nuovo Cinema Teheran". Ieri è stata la volta di "A girl walks home alone at night" (2014). Diretto dalla statunitense Ana Lily Amirpour (nata a Londra nel 1980 e di origini iraniane), è un horror in b/n elegante e flemmatico (doveroso narrando d'un discendente del Conte Vlad), con sound e atmosfere da western al nero di seppia: smorzata la cupezza, esaltata l'ironia.

"Black Night", "Spectrevision", John, Jim...: i titoli di testa, con tanti sponsor dai logo very cool e una sfilza di nomi made in USA, annunciano da subito una pellicola che di iraniano ha ben poco, giusto la manciata di attori, molte delle tracce musicali e una targa automobilistica (cabrio Sixty-style). Forse pure il talentuoso gatto, chi può dirlo? Poco male, perché la visione di questo film è stata più che godibile, grazie all'ottima fotografia e all'attenta regia. Lasciandosi cullare dalle note di questo paesaggio che pare non attendersi nulla per i prossimi millenni, inevitabilmente la mente va a Jarmusch (alle sue camminate musicali sbandate).
Regista che evidentemente ha sensibilità musicale ben ritmata, se è vero che la colonna sonora del film sarà tra gli aspetti che rimarranno più impressi (proprio come nel citato regista); momenti in cui immagine e musica s'abbracciano sino a farvi muovere il piedino, come nella sequenza iniziale e nelle scene trance in camera della dolce vampiretta. 
Fotografia patinata e musicata, con giochi di luce (lenti) che fanno occhi dolci: parrebbe più facile, ma non lo so. In primo piano alcune sequenze d'effetto, come l'attimo in cui la protagonista passa sul marciapiede a bordo di uno skateboard, da destra verso sinistra, appoggiandosi ad muro massiccio: la tavola rallenta, vira, temporeggia e fa capolino da sotto un velo nero che, per una volta, s'intona alla persona.
E' un "orrorifico" per modo di dire: si prende i suoi giusti tempi, disegnando una propria e ricercata fotografia. Un horror da 2 o 3 morsi, ma ambientato sapientemente in un non-luogo (Bad City...) da cui chiunque può desiderare di fuggire, incentrato sul vuoto delle periferie (da sempre bianche e nere), sugli incontri della notte, sui già morti nei fossati e quelli lì lì sui marciapiedi. Potrebbe definirsi d'autore, ma adocchiata l'età della regista, attenderei. Film vampiresco col morso attorno.
Al gatto, ad ogni modo, Oscar come miglior attore non prograkonista (che è inutile che cercate, perché non vuol dire).
(depa)

Nessun commento:

Posta un commento