Bello come un generale in trappola

L'altrieri, un po' ché era un titolo culto già dai "miei" tempi delle VHS de "L'Unità" , un po' ché l'indimenticato Circolino sulla Martesana proprio in questi giorni lo proietterà nella sua rassegna "In nome del popolo sovrano - Luci e ombre della democrazia, la 'peggiore forma di governo escluse tutte e altre'" (ciao CFUP, mi manchi), vi si aggiunga che il regista greco, emigrato in Francia, Constantinos Gavras (a.c.c. "Costa-Gavras", Arcadia 1933) non era ancora passato per "Il Cinerofum";  mercoledì sera, dicevo, ho premuto "Riproduci" per "Z - L'orgia del potere" (1969): atroce e realistica trasposizione dell'ennesimo grottesco più infame nella dittatura più reale.

Tratto da "Z", romanzo a sfondo politico, dello scrittore greco Vasilīs Vasilikos, da produzione francese. "Né dio, né patria, né re". Il potere nella sua lucida e aberrazione, la sfera (classe) militare che, soprattutto in tempi di così detta pace (democrazia!), conquista spazio vitale a danno d'ogni libertà. Il vomitevole teatrino della prevaricazione, dell'abuso di potere assurto a dogma, è allestito in pochi, elementari, passi. Assuefatti e paurosi ci abboniamo in silenzio, stagione dopo stagione, alla nuova serie. A parte la parentesi musicale omofobica (inspiegabile solo quasi cinquant'anni dopo), il clima del conflitto anti-imperialista è ben teso lungo tutta la pellicola. 
Le cose si complicano terribilmente quando l'uomo rincorre la chimera del potere, a sua volta eterna pedina senz'anima di infami e meschini assassini. Quando poi la differenza tra lesione e omicidio scompare, Lo Stato...s'è soltanto tolto la maschera (Cric & "Croc": i soliti insomma).
Nel Costa-Gavras visto in sala Valéry, frequenti flash psicologici, acuminati frammenti di memoria, improvvise scosse di dolore ad inspessire il momento. Perché è bene mettere a fuoco "I luminosi astri degli stati occidentali: La patria, la religione, la monarchia".
Film che nel '69 doveva aver fatto un bel botto...oggi credo risulti datato, non per lo stile, a suo modo caratteristico (piani sequenza sinuosi nei momenti di passaggio/legame e montaggio serrato negli attimi concitati/violenti), ma per i contenuti, tristemente noti e ultimamente frequentemente rappresentati: come scritto sopra, ciò non inficia la sua preziosa utilità sociale (nessun opera d'arte sarebbe sufficiente, ormai si sa). Ma è vero, dopotutto, sono io ad essere arrivato tardi.
(depa)

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