Benedizione di Stato

Terza e penultima serata in compagnia della fantascienza che ipotizza (paventa) futuri alternativi per porsi domande sul presente. In piazza Senarega, domenica scorsa, è stato proiettato "THX 1138 - L'uomo che fuggì dal futuro", scritto e diretto da George Lucas nel 1971, qui al suo primo lungometraggio. Il rischio di un futuro che non lasci alcun margine alle sfere individuali è più che mai attuale; imperdonabile aver ignorato le continue avvisaglie di tale processo votato alla produzione, al consumo (utilitarismo) e all'omologazione.  A nient'altro.

Il buon Freddi ad inizio visione consiglia di affrontare questa pellicola ben ben sedati (valium, oppiacei...) e non ha tutti i torti; un po' perché potrebbe aiutare l'immedesimazione nei personaggi della futuristica ed anonima ambientazione ideata dal visionario regista californiano; un po' perché non si corra il rischio di incazzarsi troppo. I protagonisti del film sono controllati, braccati, guidati, sequestrati e, nei casi richiesti, distrutti (fisicamente). L'amore può essere preso come caposaldo della spinta individuale, per fascino e potenza, e la società del futuro non può certo permettersi di rischiare: orgasmi virtuali e programmati, canonizzazione dei gusti, incanalamento delle attrazioni; la libertà è parola più che stuprata, in quest'ambito. "L'amore per Napoleone era un affare negativo, inutile se non pericoloso", ricorda Freddi nell'introduzione ("e che un assassino tale la pensi così mi può far solo piacere", aggiunge), quindi è comprensibile che le organizzazioni statali del futuro (già omicide oggi, figurarsi poi) tengano molto a monitorare le complicate e vive questioni di cuore dei propri dipendenti/consumatori/schiavi.
Il bianco ovattato di pareti, oggetti e abiti, così come i bip lontani, che testimoniano il funzionamento di apparecchi complicati quanto ignoti, danno corpo all'atmosfera alienante e clinica, ben studiata e ricreata da Lucas.
"Sono scivolato su un regolatore termico" si confessa realmente rammaricato un uomo al robot-confessore. 
Probabilmente proprio poiché inesperto di fantascienza, ne apprezzo i titoli in cui la denuncia sociale è più esplicita (lo stesso Lucas non ri-adotterà lo stesso cipiglio, rientrando anzi, subito, nei ranghi, col graffito successivo). Pertanto mi elettrizzo nel sentir salmodiare "Un vero credente, una vera benedizione per lo Stato e per le masse: compra e sii felice". Le letture sono molteplici. Per esempio: THX, nella sua cella bianca e infinita, sopporta inspiegabilmente la presenza  del traditore sciocco, a significare che ad ognuno di noi, per conseguire un'autentica libertà (una qualsiasi), è richiesto un passo ulteriore: la rottura  coi dogmi impartiti, riuscire a tracciare sentieri diversi (come fa, per l'appunto, la fantascienza), creare nuovi gesti per i nostri cervelli fotocopiati, abbandonare i nostri preconcetti, gli schemi passivamente accettati. Come ad esempio l'assillante attenzione alla spesa, ad oggi punto fermo di ogni attività: "Ricordate di restare sempre dentro al budget". Che 50 anni fa, per chi diverrà tra i produttori cinematografici più ricchi al mondo, i costi fossero già importanti, è cosa ovvia. Ancora di più, purtroppo, che l'umanità non abbia fatto alcun passo avanti, in mezzo secolo, verso un'esistenza libera e non rendicontata. O no?
Nel Lucas più pessimista (il primo), però, un barlume finale di speranza: uscirne si può. Uscendone, appunto.
(depa)

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