New Train Sound

Ho detto chiacchierata. Ho detto lunga. Quindi proseguiamola. Jim Jarmusch una decina di sere fa s'è ripresentato in Sala Valéry. Occhiali neri su chioma bianca, anche con "Mystery train" (sottotitolo "Martedì sera a Memphis", del 1989), s'è trascorsa un'ottima serata in compagnia del regista che vien dall'Ohio. Creatore originale di intrecci bizzarri e curatore attento dell'immagine ben costruita, Jarmusch coi suoi film suscita quel sorriso che pare ben conscio di considerare senza motivo.
Ringraziamo, dunque, "Fortissimo Film" e "JVC" presentano una simpatica combriccola di artisti, cinematograficienon (è greco antico): Joe Strummer, Steve Buscemi, Screaming' Jay Hawkins e Nicoletta Braschi (con Tom Waits alla voce e John Lurie alle musiche). Arriva un treno ricoperto di lamiera ferrosa, all'americana, poi una casetta, campagna, boschi, una piccola stazione...Jarmusch colleziona cartoline from U.S.A. così azzeccate da non parere nemmeno nativo di quei luoghi; ha gli occhi del turista, col cuore più ricettivo del normale; ha l'entusiasmo dei primi due protagonisti (oddio, diciamo di lei), la pelle viva di chi è lontano dai propri luoghi, già in contatto coi nuovi.
Uno sguardo che rende questa e altre sue pellicole fresche, diverse, contro, vive. In esse, tra uno sketch ben calibrato e l'altro, una critica schietta ma serena, acuta quanto ironica. Ma questo regista della seconda nuova generazione di autori ben distanti da Hollywood, che ha fatto tesoro di quanto appreso dagli immediati parenti artistici. Oltre alla società, o proprio dietro questa; pare puntare dito e sguardo verso altro. Una concezione, una libertà. Nuove.
(depa)

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