Allora fallo tu

Sabato pomeriggio grigio, fuggo in una sala. Scelgo la "Corallo", gran cinematografica! colle sue sinuose poltrone rosse, morbide sotto di voi, dove proiettano l'ultimo film di Clint Eastwood, "Sully". Prevenuto verso questa pellicola per qualche ultima scadente visione (le mie lo furono) e per chiacchiere amiche ad essa avverse, mi ritrovo all'uscita tutto sommato soddisfatto, a chiedermi quali insuperabili difetti si possano intravedere in essa. Niente di indimenticabile, certo, ma nemmeno irritanti pretese. Un fatto di cronaca con la sua scia d'inchiesta, tutto ben ricostruito, per amore di verità e, soprattutto, d'intrattenimento.

Inizia con le suggestive e terrificanti immagini di un disastro spettacolare nel cuore di Manhattan, un incubo. Per capire la portata emotiva di queste immagini per uno statunitense, e per un newyorkese in primis, non si può prescindere dall'11 Settembre. Lo shock ben difficile da riassorbire crea un rumore di sottofondo che disturba i nessi logici più affidabili. Sullo schermo un incidente aereo ai tempi dei colossi assicurativi. Nell'era del capitalismo spinto, prima che di una vita si deve parlare di chi paga. Quindi calcoli e simulazioni che non sembrano contemplare l'eccezionale scoperta dell'ultimo secolo: il fattore umano. Il film rappresenta lo scontro feroce tra chi Istituzioni ed omuncolo (anche se eroe, a chi interessa?).
Non mi è chiaro dove si annidi questo nuovo umanesimo di cui si sente vociferare, si tratta di una pellicola d'inchiesta, di un film che ricostruisce un episodio particolare e le sue conseguenze sul principale protagonista. Pellicola che poggia su di un'azzeccata struttura narrativa, incastro di frammenti di memoria o di sogno, in grado di tenere alta l'attenzione dello spettatore. Immagino sia anche stata l'occasione, per newyorkesi e non, di riscoprire il fascino dell'Hudson, almeno quello terminale, metropolitano.
I momenti di solitudine del protagonista (cui il volto di Tom Hanks calza a perfezione), come le corse notturne o gli attimi successivi all'evacuazione dell'Airbus, testimoniano la volontà di Eastwood di scavare nel suo animo, con risultati accettabili.
Ovviamente Clint non riesce a trattenersi dal chiudere con un commovente quanto scontato ringraziamento agli U.S.A. tutti; cerchiamo però di non essere noi eccessivamente pretenziosi. 
Solo un appunto Clint, mo' basta con 'sto Mariotti però...come se i soldi ti mancassero.
(depa

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