Amare da morire

Domenica scorsa, dopo un "Edipo re" così così (aridaje) ed un saluto ai ragazzi di Pellicceria Occupata che non mollano (a breve, post), Elena ed io per l'ultimo saluto alla "Diva fragile" Gene Tierney. Già, poiché agli "Amici del Cinema", cineclub incastonato nel gigantesco Don Bosco di Sampierdarena, è in programma "Femmina folle" (t.o. "Leave her to heaven"), pellicola del 1945 diretta dal newyorkese John Stahl (1886-1950). Pellicola intrigante, date l'ipnotica bellezza e la "folle", appunto, gelosia della protagonista.

Secondo me la miglior pellicola della rassegna, invero cosparsa di titoli leggeretti. Non certo per il technicolor "di plastilina" che avvolge i personaggi. Bensì per la patologia, oscura ma verosimile, che attanaglia la mente della protagonista e che regista e collaboratori hanno cercato di delineare; scrivo "cerca" perché il risultato non è dei migliori visti nelle sale, risentendo di una certa ingenuità o approssimazione. Ma erano gli anni dei racconti thrilling a grana grossa. Gli Studios hollywoodiani non potevano certo permettersi di restringere il bacino d'utenza per eccesso di zelo, che so?, per i complessi resi celebri dal suddetto eroe dai piedi gonfi...Pertanto due, tre ottimi attori (oltre alla Tierney, lo statunitense di origine ungherese Cornel Wilde, fu Weisz, e l'intramontabile Vincent Price), paesaggi naturali mozzafiato, un processo complicato e una donna pronta a tutto, ma proprio tutto tutto tutto...
Psicologico senza pretese, ma godibile. Poi c'e Lei, più fatale che mai.
(depa)

Nessun commento:

Posta un commento