Era un'altra

Venerdì scorso siamo saliti sul 18, Mino ed io, direzione Sampierdarena, per il terzo appuntamento galante con Gene Tierney. Questa volta la "Diva fragile" s'è presentata in singolare veste di assente, anzi, di cadavere. "Vertigine" (t.o. "Laura"), diretto da Otto Preminger nel 1944, è un giallo su cui aleggia lo straordinario fascino della protagonista, reso ancor più potente dal mistero del suo presunto omicidio.

Elemento più interessante della pellicola, a mio avviso, la struttura del racconto. Il regista austro-ungarico, partendo dall'omonimo romanzo della statunitense Vera Caspary, conduce lo spettatore lungo l'indagine del detective protagonista (un tipo davvero duro, sino alla comparsa di Laura). Spettatore che punterà subito il dito sul colpevole, per poi dubitare, quindi, alla sorprendente apparizione, brancolare. Indagine che fa rima con Vertigine solo se il volto della vittima è quello di Gene Tierney. Anche se irreale, se vivo e luminoso soltanto nei ricordi di chi la conobbe e contemplò. Regia e collaboratori (scenografie, fotografia) inseguono il fantasma di Laura sino al suo ritorno...quando l'ardente sentimento di tutti i suoi spasimanti saprà di nuovo dove posarsi.
Oddio, "capolavoro assoluto del film noir" forse no; resta un film godibile con cast interessante, tra cui in effetti spiccano la vivacità e la dolcezza dell'attrice statunitense.
(depa)

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