La demenza

Al secondo appuntamento con "Rosso Corman", la domenica di fuoco architettata tra quelli dell'"Altrove" e la Cineteca Griffith, è stato proiettato "L'odio esplode a Dallas" (t.o. "The intruder"), scritto e diretto nel 1962 da Roger Corman. Il titolo più calzante per le consuete proiezioni in pellicola del lunedì, riunite sotto il titolo di "Intolerance", ironicamente è stato visto al di fuori di quell'interessante ciclo. Il solito puro odio, folle o interessato. Non prendere posizione è ormai imperdonabile.

Al montaggio e alle musiche, a quanto pare, il regista di Detroit, classe 1926, può contare su fidi collaboratori e in questo i suoi hanno saputo lavorare di cesello e martello (Sinclair e Stein). il risultato è l'atmosfera sinistra in cui da sempre prende piede la follia razzista. Per questo motivo, poiché la xenofobia raramente ha abbandonato la nostra storia, la pellicola diviene narrazione storico-sociale da tenere sott'occhi. Per vedere come la superficialità dell'intelletto guida una società priva di autocritica. Il crescendo di violenza, di pari passo con l'impoverimento del dibattito, è tristemente realistico.
E' significativo che, pure in un tale film di denuncia, non si riescano a schivare tutti cliché a sfondo razziale (è sempre un nero che torna a casa con un sacchetto di provviste che generosamente offrirà ai vecchi, donne e bambini). Di Adam Cramer ce ne sono e ce ne saranno sempre, per questo bisognerebbe lavorare quotidianamente nella prevenzione culturale e sull'estirpazione, sul nascere, di idee rischiose. Agendo presente a sé. Documentandosi. Imponendosi di non ripetere ciò che sentiamo, sarebbe già qualcosa.
Film che offre l'angosciosa opportunità di ritrovarsi, anche al cinema, nell'aberrante inferiorità numerica di tutti i giorni, sul bus, in area break, circondati da schiere di pigri o infidi messi di traverso sulla già estenuante strada del progresso. E' così che nascono i lager, gulag, CPT, CIE...I carceri (speciali e non!).
Bel finale: il vuoto che sta dietro alle ideologie della razza finisce per cigolare come un'altalena lasciata a sé.
(depa)

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