Scrauso è bello

Dando seguito ad una segnalazione del buon Mino e, diciamolo, imbarcati da un'email che più astuta non si poteva (siamo già in area subdola), venerdì scorso Elena ed io siamo montati sul 18 alla volta degli "Amici del Cinema" (lo sponsor era in "papero", lui...). Tutti e sei gli occhi puntati su "Mister Universo", diretto a quattro mani da Tizza Covi e Rainer Frimmel (bolzanina la prima, viennese il secondo, entrambi classe '71). Pomposamente segnalato come "un film che esce dagli schemi", non è altro che un buon film a budget nullo, caratterizzato da una scrittura decente e, non che fregasse agli autori, da interpretazioni senza pretese.

Capiamoci: se si vuole lanciare un messaggio alle grandi produzioni, sempre più avvoltolate su effetti speciali, scritture ripetitive ma dall'alta digeribilità, attori invero imbarazzanti (ma che si prendono sul serio) e contenuti dai valori altrettali, se questo è il fine, non posso che fare clap clap con le manine (magari non vado sino a Sampedenna). Ma non è realizzando "recite di classe" che si sensibilizzano operatori e pubblico. Spiegare che "dopotutto, basta poco" è principio più che sano, ma tanto vale farlo creando davvero qualcosa di nuovo. Perché se concordo che gli autori di "questa produzione indipendente" hanno avuto "il coraggio di proporre film controcorrente", non mi è mai passato per la testa che ciò fosse sufficiente. Intenzione e risultato, siam sempre lì. E sia ancora più chiaro che in questo film gli spunti interessanti ci sono: non certo la storia (né le chicche, buone per qualche blog come questo, come la contorsionista che disegna il tanto agognato ferro a "U"), bensì l'atmosfera di disfacimento, di abbandono, proprie di un circo in costante smantellamento, come di una cultura, di un'arte che sta evaporando. In tal senso, Arthur Robin, alias "Mister Universo" è la figura più compatta, simbolo molteplice di tutta l'avventura umana (mentre Tairo e, soprattutto, l'amichetta...a loro vogliamo bene).
Anche alle belle immagini iniziali, di quelle miracolose che ci ricordano, ogni mille anni!, quanto magico e necessario possa essere uno specchio al cinema, ne seguiranno ben poche degne di nota. Il taglio dopo i titoli è mutato, va bene, ma la freddezza delle successive immagini non aiuta a scaldare lo spettattore; e mantenerlo su, tra le nuvole di una qualche poetica (invero rincorsa per tutta la durata, vedi il finale).
Insomma, siamo Il Cinerofum, apprezziamo le pietre scagliate contro un cinema sonnecchiante ed avvizzito, appuntite lì, smussate qua, ma direi che siamo già alla tappa successiva. Vi aspettiamo. Mino, ci sei?
(depa)

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