Just do it, but...

Nel giorno più triste del regista Jonathan Demme (22/02/1944 - 26/04/2017), in sala Valéry, Elena ed io l'abbiamo voluto ricordare, appunto, tristemente. A parte la macabra ironia, non che "Qualcosa di travolgente", del 1986, sia un fallimento totale, ma nemmeno il miglior lavoro dell'autore statunitense, I suppose. A fine visione s'alza all'unisono il commento: "filmetto", e davvero fatico a trovarvi qualcosa di indimenticabile, tranne...un impercettibile monito.

In guerra nessuno è salvo

Il 24 aprile sera non s'è scovato nessuno. Niente compagnia, no risate, né chiacchiere. "Ma che problema c'è?! Anzi, meglio...", difatti il Cinema offre sempre un'alternativa: come incontrare Vittorio De Sica, il quale, traendo vantaggio dal traffico assente, ha potuto parcheggiare al volo ed entrare in sala Valéry con "La ciociara" sotto braccio. Pellicola della grande annata 1960, mostra il meglio del cinema italiano dell'epoca: regia e scrittura solide e interpretazioni all'altezza, fosse anche una sola...

Divieto di malinconia

Pasqua al cinema! Un vero cinefilo non ha tabù calendariali, men che meno religiosi. Difatti in salita Santa Caterina c'eravamo tutti e quattro: Elena, Baraka, Mino ed Io. E per chi o cosa quest'assembramento degno di articolo 655 c.p.p.? Ma per Aki Kaurismäki e il suo ultimo film, "L'altro volto della speranza", Orso d'Argento miglior regia a Berlino 2016! Fedele a se stesso (meno male), il regista finlandese aduna qualcuno dei soliti più una banda tutta nuova per mostrare, col suo solito tocco, quanta idiozia s'aggira ancora per l'Europa (altro che spettri).

Neo-vaccate 2.0

Ieri pomeriggio s'è sfiorata, a breve distanza, la doppietta. Oltre Elena e me, una signora al centro della sala 1 dell'"Ariston". Peccato, soltanto "palo" questa volta. Chiusa questa futile parentesi, non resta che domandarsi: «Perché? "Personal Shopper", scritto e diretto dal francese Olivier Assayas nel 2016, avrebbe dovuto attirare un pubblico maggiore?». La risposta, per i due terzi della sala, è no.

Libertà per i curdi, per tutti

Terzo appuntamento con l'Internazionale dei Cappuccini. Ah no, coi Cappuccini dei documentari. Mmh...con Mondovisioni dei documentari? Ok, giusto: con "Mondovisioni - I Documentari di Internazionale", presso i Cappuccini. Ieri sera in sala è comparso anche Barabba, in perfetto anticipo, per aprire un occhio sul genocidio invisibile del popolo curdo: "La ragazza che m'ha salvato la vita", del 2016, diretta da Hogir Hirori, classe 1980 nato a Dahuk (Kurdistan iracheno) e rifugiato in Svezia anni fa, come oggi altri milioni: la storia si ripete solo quando c'è da ammazzare e mettere in fuga.

Dolce Andula dove vai?

Ieri sera è capitato. Un'intera sala solo per me. Anzi, per me e Miloš Forman. All'"America", scendendo lungo la scala di sinistra, ho trovato il regista ceco solo soletto sul palco, sottobraccio una copia del suo "Gli amori di una bionda", del 1965. Sogno di ragazza, desiderio castrato di una generazione, di un paese. Occhi dolci e spasimanti tentennano, finendo sotto le grinfie di genitori in perenne ritardo, ecco la carezza novà di Forman e i "suoi".

Ah i nostri figli!

Ai "Cappuccini" è tornato "Mondovisioni" coi suoi "Documentari di Internazionale". Perso il primo appuntamento, ad Elena e me non resta che prendere la funicolare di Sant'Anna per non perderci il secondo. "Future Baby", del 2016, diretto dalla viennese classe '65 Maria Arlamovsky, tratta del mondo delle fecondazioni artificiali, assistite, FIVET, donazioni d'ovuli, di sperma, di ventre...il mercato delle nascite è più libero che mai, con buona pace di chi nutre qualche dubbio.

Black Out Christ

Il secondo appuntamento con Ulrich Seidl e il suo Paradiso triangolare è ancora dedicato ad un eccesso, ad una deformazione dello spirito, questa volta di tipo religioso. Religione che, grazie a dio, annovera sempre meno pazienti nella sua clinica planetaria; ma questi, proprio perché all'angolo, mostrano unghie sempre più affilate. In "Paradiso: Fede", del 2012, conosceremo Anna (Maria) e i suoi devoti artigli, ficcati nella carne propria e nelle palle dei suoi concittadini.

Auto-intrappolati

Bel ritorno, ieri sera in sala Valéry. Elena ed io seduti in platea, ognuno a modo suo, abbiamo frenato il sospiro prima di scoprire l'ospite della cine-serata...Ohhh! Lina! Lina Wertmüller, che sorpresa! Che ci hai portato?!...Tadaaa, la regista romana porta avanti, in silenzio, la mano che teneva post-schiena: si tratta di "Scherzo del destino in agguato dietro l'angolo come un brigante da strada", del 1983, e si capisce perché il titolo non sia stato pronunciato, oltre al fatto che la scherzosa caciara di questa simpatica pellicola esige un riposo preliminare per orecchie. Chiedete all'onorevole De Andreeeis...

Spirale di nulla

Ogni tanto un Cineforum spunta all'improvviso. Magari ha le sembianze di una locandina anni '60. Come quella avvistata ieri, con su scritto "Break Up", Catherine Spaak, Marcello Mastroianni, poi, un po' più piccini, Carlo Ponti e, finalmente, Marco Ferreri. All'America introducono questo stravagante film del 1965, t.o. "L'uomo dei cinque palloni", raccontando tutte le vicissitudini che dovette passare per uscire, magari incolume (sempre lo zampino del già detto produttore dagli occhi a "$$"). Ringraziamo vivamente il mecenate in sala con un applauso sintetico e gli chiediamo, ora, di levarsi dai piedi che è tardi.

Hakuna Matata sempre su

Toh, chi si rivede! Era ottobre 2014 quando in quel luogo magico di Porta Venezia, a Milano, mi imbattei nel terzo capitolo della "paradisiaca" trilogia dell'austriaco Ulrich Seidl. I ragazzi dell'"Altrove" la ripropongono nella sua interezza. Pertanto ieri sera, sradicati Elena e Zippino dalla comoda sala Valéry, ci siamo incamminati verso "Paradiso: Amore" (2012). Ancora una volta, la provocazione è forte, sino a spingere noi tre a chiederci: "ma che c'entriamo?".