Black Out Christ

Il secondo appuntamento con Ulrich Seidl e il suo Paradiso triangolare è ancora dedicato ad un eccesso, ad una deformazione dello spirito, questa volta di tipo religioso. Religione che, grazie a dio, annovera sempre meno pazienti nella sua clinica planetaria; ma questi, proprio perché all'angolo, mostrano unghie sempre più affilate. In "Paradiso: Fede", del 2012, conosceremo Anna (Maria) e i suoi devoti artigli, ficcati nella carne propria e nelle palle dei suoi concittadini.

Fortunatamente oltre all'esplorazione dell'individuo (nelle sue intime escrescenze), in questo capitolo, come nel terzo, ritorna in cattedra la ricerca estetica che permetta allo spettatore di assistere e subire il supplizio. Pertanto, una volta accettata la proposta di assistere allo sfacelo di una minuscola porzione di comunità, mi son fatto qualche risata (alle spalle, flagellate, della nostra poveretta) e ho vagato con l'occhio sulle belle immagini confezionate da Seidl: la prima salita di Anna, statua della Madonna in braccio, su per le scale, verso i malcapitati nella sua sfera d'azione, o come la scena in cui la stessa, distesa a letto, sfiora il grande crocifisso. Quadretti ricercati e di grande effetto che vanno a sublimare la confusione spirituale, l'avvilimento emotivo che aleggia in questo lurido appartamento (nonostante la pulizia ossessiva). Grande interpretazione di Maria Hofstätter. La camera fissa dinanzi a tanta follia, poi, permetterà di scherzarci un po' su.
Sia chiaro che la diffusione porta a porta della smarrita Anna permette al regista austriaco di allargare lo sguardo, scovando altre vittime di altri credo; lo è anche il Soldo che plasma società che producono, necessitano!, di russe alcolizzate e abbandonate, o di individui soli incapaci di vivere. Il quadro umano, anzi, diviene viepiù sconsolante. Il fallimento di tutte le comunità è sotto gli occhi di tutti. Seidl ha un modo tutto suo di ricordarcelo.
Grazie ai ragazzi dell'"Altrove" per la proposta.
(depa)

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