Piccolo uomo pensaci tu

Ve l'ho scritto, documentari a grappoli. E non è solo "colpa" dei ragazzi dei "Cappuccini" che, come ogni anno, arricchiscono i nostri martedì con "I documentari di Internazionale", sempre interessanti e, spesso, di qualità. Il fascino della realtà che supera, spesso in orrore, la fantasia? Chissà. Qualche settimana fa, proprio all'interno del ciclo "Mondovisioni", è stato presentato il penultimo appuntamento: "Town on a wire" (2015). Ambientato a Lod, città israeliana di settantamila uomini circa, dove la piccola numerosa comunità palestinese vive, nella propria terra, come abusiva, braccata. E' il caso più evidente del fallimento delle moderne istituzioni e politiche sociali internazionali.

Dopo gli ormai classici 25 minuti di ritardo (onore agli organizzatori che, nonostante le molte attività, hanno molto tempo), il documentario inizia e la desolazione si spande per la sala. Oltre ai soliti cretini di quartiere, sempre e ovunque presenti, troverete i rappresentati politici più idioti del pianeta messi lì da un primo ministro complice e disgraziato (Benjamin Netanyahu). Ciò dovrebbe far riflettere sulla politica (assassina) perpetuata in quella terra, già di per sé infuocata. Sorprendentemente, va detto che il sindaco di Lod, dopo le vuote parole iniziali, si rivelerà più sensibile di chi gli sta attorno alla delicata situazione etnico/religiosa. Lui e la rappresentante della comunità dimostrano che è sempre un individuo, nulla più, e non organi ed istituzioni preposte, a scalfire i muri di rancori, odi, pregiudizi ed ipocrisie che divide comunità diverse. Qualcosa, a volte, si muove. Ma quanto presto s'è dimenticato l'orrore dell'ultima guerra mondiale, quella del nazismo, delle deportazioni nei campi di concentramento. Quanta acredine accumulata e mai incanalata da alcuna cultura della solidarietà, della comunanza. Il concetto di cittadino del mondo sulle labbra di qualche sedizioso, perditempo pericoloso, insurrezionalista (così parla un borghese). Quanta incapacità di far fronte al proprio passato e di costruire un futuro il più diverso possibile da quello. Chissà che feste quelle partecipate nel terrore, quali sorrisi e quali i baci circondati da puzza di polvere da sparo e cadaveri!
Comunque, dopo la rabbia, solo una gran pena per questi due popoli senza pace, gettati al macello senza rendersene conto, pronti solo a massacrarsi per vedere chi sopravvivrà. Il "mediatore" muto, poi, è proprio roba tribunale beduino, una figura che sublima la nostra incapacità.
Insomma, un documentario che parla di quella terra delicatissima, maledetta; pertanto, come gli altri simili, non è consigliato vederlo, ma obbligatorio.
(depa)

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