Dio con stricnina

Una settimana fa, a suggerire il coinvolgente crescendo blasfemo realizzato dai ragazzi del "Ferrer", scrissi iperbolicamente come ci fosse d'aspettarsi "preti e cardinali squartati vivi da canute divinità pagane". Beh, è andata anche peggio. Nonostante Pedro Almodóvar neghi, nella sua santissima madre Spagna, "L'indiscreto fascino del peccato", da lui scritto e diretto nel 1983, è une vera botta, un'overdose di anticlericalismo, mina nella testa di ogni fedele credente. Sottotitolo: "Adicciòn".

Ha un appeal immediato e particolare questo film dai ruvidi contrasti, nei colori e nei personaggi (nelle loro esistenze borderline). Sporcizia dappertutto, fuori e dentro al "Convento delle redentoriste umiliate". Dissolvenze, movimenti macchina, dettagli, pure effetti ultra per gli sguardi allucinogeni, che parlano di un regista trentaquattrenne sorprendentemente disinvolto e maturo.
Lo scenario è tutto da assumere. La cantante coi vizietti che si staglia all'ingresso della cappella, una suora che si buca (a fin di bene), un'altra che vede gialloblu e il Signore in forma di colomba...al forno (con condimento), la madre superiora che ricorda: "ma, lo sai, non sopporto le droghe leggere". Porno-hero. "Tranquilo, Pedro, esta no es una películas anticlerical" (NMia).
Dialoghi frizzanti spazianti sul telo bianco di una commedia grottesca ma non troppo, spontanea e sfrontata, che deve aver divertito parecchio regista e collaboratori, tra cui, suppongo, i bravissimi attori, (fa pure la sua prima comparsa La Tigre di Almodóvar!)
Non ci resta che coltivare, sì ok, ma anche...Concha Torres!
(depa)

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