Ecce Familia

Nemmeno sabato scorso le sirene musicali ed alcoliche sono riuscite a trattenerci. Elena ed io al "City" dov'è la proposta, di qualche settimana, di Mino; idea da lui stesso rinnegata, post-visione, mentre Juri la considera tra le migliori della passata stagione. "Sieranevada", scritto e diretto dal romeno Cristi Puiu nel 2016, è il punto d'osservazione ideale per l'ennesima Famiglia che non lo è (come tutto là fuori).

Incipit meraviglioso, che ricorderò a lungo per originalità e poeticità. Il marasma interpersonale è in atto. Fredda neve metropolitana; nel focolare la temperatura s'impenna, ma anche lì, quando "cade la tristezza in fondo al cuore", niente si sente, solo qualche sporca impronta. Le città stanno a guardare questo infaticabile lavorio per chissà che. Puiu infaticabile non perde lucidità e sensibilità: una celebrazione, col muro a destra che dà respiro a chi volge lo sguardo (altro che non si vede); poi il complottista con la libreria multicolore, o la tavola riflessa nello specchio (altro che si confonde). Le bellissime inquadrature ad esaltare il non visto, coincidente col non detto: il nascosto parte integrante del narrato. Perché cosa siamo se non reazioni a ciò che, per ora, è fuori da qui, da noi, da? Si resta in superficie, ma sorprendentemente può bastare, poiché è tutto...che abbiamo. In questo senso, il profilo di una donna diventa luogo di frontiera dove il poter passare dipende dalla situazione attuale (stupenda in automobile, come non lo è  mai stata).
Il regista di Bucarest realizza una pellicola dal coefficiente di difficoltà altissimo. Flur-spiel, corridoio shut, disimpegno view, che può far sì, nulla di strano, che l'ultima fila della piccola sala 2 del "City" se ne vada dritta a letto, appena scoccata la seconda ora; ma anche solleticare occhi e mente dei più "duri" in sala. Io a chiedermi quale misteriosa cura debba essere stata riservata alla struttura di questa pellicola per apparire così affascinante e possente. La m.d.p. attenta e precisa origlia dialoghi immediati e schiva sequenze caotironiche. "E' tutto vero". Parafrasando Eddie nel suo mitico "bambino dorato": "Se guardi la corda, non è floscia! So che è lunga...ma non è floscia!"; anche grazie ad uno stereo di casa che, dopotutto, è molto simile ai nostri: "Dolcenera" e "Maledetta Primavera"...W Romania!
(depa)

Nessun commento:

Posta un commento