Frank Braccato

Come detto, altro noir (stavolta più canonico), altro francese, altro 1967, altro Delon e altro de Roubaix...all'"Altrove". Il regista che s'è accomodato in sala alle 21:15, però, è...un altro (!): Jean-Pierre Melville in quell'anno diresse l'attore in auge su schermi e rotocalchi transalpini, cucendogli un kimono da freddo assassino. "Frank Costello faccia d'angelo" (t.o. "Le samouraï") fa dell'atmosfera, tra criminale e poetica, il suo punto di forza.

Il killer solitario, colui che uccide non per soldi ma perché...che altro potrebbe fare? Gli occhi di ghiaccio di Alain Delon, inseriti nella sua bellezza statuaria, si uniscono al tocco del regista e alle musiche del suddetto compositore, andando a costruire un perfetto cavaliere oscuro, duro tra duri, da metrò parigina. Il technicolor permette alla fotografia di Henri Decaë (anche lui fedele al '67, ai noir di Delon e Roubaix...) di assecondare la fresca eleganza di Melville, quando va per il sottile (le sequenze degli uccellini nella gabbietta o la splendida mulatta al piano), o quando è più irruento (le poche risse e le fughe in metro). Il tempo è scandito dall'inseguimento e dalla fuga. Nelle pause una sonata soft jazz ed il noto cinguettio dell'amichetto che non parla (stupendo sentirlo via radio). 
Aria densa, carica di accelerazioni di vita che già raccontano lo schianto. Seppur mai dimentico della malasuerte, Frank ha calma da vendere: una delle chiavi aprirà.
Vedendo questo film si comprende di più il successivo tentativo/tributo di Jarmusch, quel "Cane fantasma" tutto sommato giustificato e personale.
(depa)

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