La botola, il cane, il lampadario, l'arredatore...

Altro lunedì di noir in pellicola, all'"Altrove". Ieri è stata la volta del 1967, dell'affermato Alain Delon e del compositore François de Roubaix; del cinema d'Oltralpe, indubbiamente. Il primo incontro è stato con l'ultimo...film Julien Duvivier (1896-1967), "Diabolicamente tua", un noir contaminato da luci e colori di giornate sfarzose, dall'atmosfera elettrica più che fumosa, con due protagonisti pericolosi come ciliege succose e abbondanti.

Nei titoli di testa, rombanti a folle velocità e al ritmo della musica indemoniata, tutta la cura del regista di Lilla nel confezionamento delle sue opere (dissolvenze creative tra il botto e la sala operatoria). La coppia dei sogni che si aggira in una reggia all'altezza permette all'autore di mescolare i colori, di giocare con le forme, di disporre il tutto affinché fascino e mistero giochino a bim bum bam.
L'oscuro caso è elegante, pulito e profumato, né sbirri, né giornalisti, né "bionde" né whisky (ma un maggiordomo cinese, una rossastra che non cede e tanti thé). L'uso massiccio di zoom scattanti e musiche allegre, conferisce all'opera l'aspetto di un "giallo" fresco e leggero, alla J. Bond. Purtroppo, verso la metà del film, ciò pare non bastare e il racconto pare appiattirsi sulle avances di George/Pierre verso la provocante Christine  (l'austriaca Senta Berger calamita gli sguardi).
Dopotutto questa guizzante pellicola ha da regalare proprio questo: suspense, allestimento audiovisivo e due bellocci accattivanti (-"Che cos'hai intenzione di fare ora?", -"L'amore, no?", - "Come vuoi..."), dove lo stile del Pierre "Delon" Lagrange si staglia sino alla...FINE (manco si sporca le mani, un grande!).
(depa)

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