"Lo sospettetti!"

Ieri sera, il terzo appuntamento colla rassegna "Boom", presso il piccolo (e affollatissimo!) chiostro della Maddalena, dedicata alle commedie di Dino Risi, vivaci scorci rivelanti luci ed ombre della rinascita economica del nostro famigerato Bel Paese, ha previsto "In nome del popolo italiano", del 1971. A giudicare dalla risate, il grado di soddisfazione è stato alto. Attenzione però, dopo un percorso di tragicomiche che tirano su il morale, il finale è di quelli amari, con ben poche speranze per una nazione (sigh) che non sa manco da che parte è girata...

Age & Scarpelli, Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman, diretti da Risi. In campo c'è la nazionale italiana (questa sì che desta l'orgoglio), difficile che qualcosa vada storto. E così sarà: caratterizzazioni esemplari, soprattutto nei piccoli personaggi (come il dottore alla mano o la moglie aristo-vanesia, per non parlare del vecchio e onesto padre), piccole sequenze che in un lampo ci consegnano l'Italia di allora (poi la stessa Italietta d'oggi). Il ritmo delle battute, alcune memorabili, rasenta il vero e proprio overlapping, alcune delle quali possono perdersi tra le risate generali. Tognazzi...basta, non riesco più a scriverne bene; Gassman è il solito mattatore, nel "suo" personaggio sopra le righe. Commedia più che riuscita, da vedere per riscoprire l'alchimia perduta di una nostra Settima ormai allineata, decrepita, alla cultura di massa (no, eccessivo, il solito snob: son così belle le commedie italiane al cinema; e intelligenti).
Alla fine della fiera, come sempre più spesso accade, Elena ha capito tutto ed io niente...Ma se la condanna fosse stata solo immaginata e se, dato lo scenario che il diario dispiega, panorama sconsolante di un substrato culturale che ricorda per colore il cioccolato (grandi frammenti allucinatori), il magistrato avesse deciso di non fare nulla?
Il Cinerofum si ripete: grandi autori per grandi attori. Tutta qui l'era d'oro della commedia italiana.
(depa)

1 commento:

  1. D'accordo sull'analisi cinematografica (e come non esserlo... che spettacolo quei due! anzi, quei tre!), d'altra parte ritengo che l'Italia sa perfettamente da che parte e' girata: una nazione che nel malaffare come nella giustizia (perche' incriminarlo era piu' che giusto!) deve imbrogliare! Questa e' l'Italia e sempre lo sara': la mafia ce l'abbiamo dentro, caro Depa. Essa fa parte della nostra societa' perche' della nostra cultura. Non rimane che consolarci con l'arte (del passato) pensando ai nostrani Tognazzi, Gassman e Risi.

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