Punk the System!

L'estate è stata punk. E anarchica. "I muri dei Caruggi..." parlano chiaro. Dopo aver mancato, Elena ed io in una stanca domenica, Piazza della Stampa dov'era in corso "La storia del Punk" del "Fronte Degrado", la settimana scorsa ho tentato di recuperare "The great rock'n'rolls swindle". Documentario del 1980 diretto dal londinese Julien Temple incentrato sui mitici Sex Pistols, è stato gustato in sala Valéry proprio come una grande beffa, giusta sberla (uno sputo, scaracchiata, fuck!) contro chi continua a recitare illudendosi di vivere. Detto ciò, questa è la versione di Malcolm McLaren, quella del Deus (il produttore sta riesumando, con sé, bestemmie d'altri tempi, I know) ex machina, come ideatore dello smacco maggiore che il punk giocò alle major discografiche (la truffa del titolo). Tutto vero o no, la storica pietra fu scagliata e tante altre, ognuna con proprio slancio e direzione, colpirono duro.

Stato organizzato

Due settimane fa, perdonate il ritardo, ma sapete, con alle giornate d'estate s'accompagna la pigrizia delle cicale; dicevo, due settimane fa ho invitato in sala Valéry un regista che il Cinerofum attendeva da anni. Prego, s'alzino tutti ("Me, myself & I"): signore e sigh...Giovanni Battista Loy, Nanni per tutti, cagliaritano del '25 (9). Il film di cui scrivo qui ci parla di un  regista ironico e sensibile, attento agli strati bassi, come a quelli alti, della società; per mettere in luce, evitando i più semplici quindi sterili nessi di causa ed effetto, le zone d'ombra di un sistema inadeguato. "Detenuto in attesa di giudizio", del 1971, mostra l'aberrazione di quelli giudiziario e, prevalentemente, penitenziario, mostrata in tutta la sua crudele assurdità. Roba tosta, bruttura dinanzi al quale, pure il gioviale ed esplosivo A. Sordi si fa piccolo, cupo, terrorizzato.

Prendi i soldi e crepa

Una decina di giorni fa, in sala Valéry è passato Robert Bresson, col suo cinema dalle passioni sotterranee, dagli sguardi fissi verso un orizzonte lontano, solitario ed, ahimé, ineludibile. "Diario di un ladro" (t.o. "Pickpocket"), del 1959, racconta della solitudine metropolitana, incatenata all'argent ed alle sue strutture, incapace di essere risolta da un autentico sentire comune.

100 modi per

E via, si parte con questo mese di cinema giornaliero. Ancora con le retine appoggiate tra il verde e l'azzurro del Galles, resto a chiacchierare con Peter Greenaway. Nel 1988, il teorico e creativo autore cinematografico realizzò un film marcato a fuoco col suo stile, con la sua poetica, con la sua visione: "Giochi nell'acqua" (t.o. "Drowning by numbers") ha lo scherzo sfrontato, l'immagine ricercata (pittorica) e il terrore per la donna....

Art Decòmp

Dopo i saliscendi per le Orobie e il Tour estivo ed amichevole tra le isole del nord ovest, avevo proprio bisogno di ricompormi. E invece, ecco qui la sinfonia alla decomposizione che il regista gallese (toh! un saluto ai ragazzi eleganti e sfasciati di Llanilltud Fawr) Peter Greenaway, scrisse e diresse nel 1985: "Lo zoo di Venere"  (t.o. "A zed & two noughts") è un altro dei suoi caleidoscopi audiovisivi, tra feticismo della materia (carne e altro) e piacere del riprodursi.