Compagnia bella

Nel secondo appuntamento con l'arte di Gian Maria Volonté, sempre all'"Altrove",  ieri sera è stata la volta di un ruolo più abituale nelle pellicole d'oltreoceano. Ciò nonostante, la bravura di Francesco Rosi, qui in grado di mescolare sapientemente documentario e gangster movie, ha fatto sì il "Lucky Luciano" (1973) impersonato dall'attore milanese non sfiguri dinanzi ai celebri criminali del grande schermo.

Giudica tu che giudico io

All'"Altrove" ancora Gian Maria Volonté. Colui che trasformava in celluloide dorata tutto ciò che. Questa volta al servizio di Damiano Damiani, nel 1977 il grande attore impersonò un brigadiere stanco, segnato da una professione che sfrutta come manichini per gli interessi dei soliti. Girato in quegli anni roventi, "Io ho paura" oltre al coraggio del protagonista dimostra quella degli autori.

Liberi di essere

Puvioli riferisce di un cileno, sfuggitomi, nelle sale.  Quindi, abbandonati USA e GBR, trascino pure Elena all'"Ariston". Anche perché il regista del film in programmazione già mi convinse, colla precedente opera, dove fu una piccola ma gloriosa riappropriazione di sé, realizzata da una donna normale a tutti gli effetti. Tre anni dopo, l'argentincileno Sebastián Lelio ritorna su di una ben più difficoltosa ma tenace conquista individuale. Marina è "Una donna fantastica" come tante, braccata e umiliata, ma sempre in piedi. Anche coloro che la circondano, purtroppo, sono molti...

Cuore vuoto e buio

Vediamo un po' che c'è nelle sale..."Nico, 1988", un film che narra degli ultimi anni di Christa Päffgen, "la bionda dei Velvet". Ci può stare, vado in avanscoperta (un manipolo di soddisfatti ringrazierà). E, in effetti, l'ultimo film di Susanna Nicchiarelli, romana classe '75, ha l'efficacia di una fugace e tagliente scheggia di vita. Gli ultimi frammenti di Nico prima dello schianto, narrati senza inutili pietismi, ma con una carezza, quella sì, alla bambina cresciuta troppo in fretta tra bombardamenti, militari prima e lisergici poi, e col solito biglietto solo andata per la celebrità. Il ritorno alla terra è a piotte.

Sotto le coperte tutto

Dopo lo stop estivo, le pellicole dei ragazzi dell'"Altrove" sono ripartite copiose con la rassegna "a volonté - Gian Maria Volonté, l'attore", dedicata al mitico attore milanese. Perso il primo appuntamento, Elena ed io non ci siamo permessi di ripetere lo sgarro. "A ciascuno il suo" (1967), liberamente tratto da Sciascia, è un giallo rosanero (...) d'autore, raffigurante il pasticcio tutto italiano di corruzione ed omertà, dove gli ingredienti si mischiano sino a scordarne la provenienza. Stato, chiesa e mafia non hanno certo sparso valori alti in giro per lo Stivale. Il risultato è questo intrico di interessi (privati, privatissimi sono!), dove la verità si perde. E muore.

I nuovi credenti

Per il quinto (per noi) e ultimo (per tutti) appuntamento col Festival del Nuovo Cinema Europeo, edizione 2017, nell'accogliente sala del Palazzo Fattinati-Cambiaso, sede dell'"Altrove", sono presenti: Elena, Marigrade, il Prof. Sini ed io. In programma "Il migrante", pellicola austriaca scritta e diretta da Arman Tajmir Riahi, iraniano classe 1981, che nell'83 fuggì con famiglia oltre il Brennero. La sua posizione di immigrato (seppur di vecchia data, ma sappiamo quanto valga per i "puri" autoctoni d'ogni dove), in un quartiere popolare multirazziale di Vienna,  gli ha permesso di preparare un film semplice e leggero nella confezione, ma dal contenuto fondamentale: l'infame complicità dei media, da sempre strumento del potere, coi più bassi istinti egoistici, nell'allestimento del macabro teatrino dell'Intolleranza.

Las copas de la vida

Quarto nostro appuntamento ("nostro" nel senso del Cinerofum, qui rappresentato, figuratevi un po'!, da Marigrade e me) col Nuovo Cinema Europeo. Ancora Spagna, più precisamente Catalogna. "La pols" ("La polvere" in catalano, o "La cenere"), come raccontato dalla delicata, forse un po' insipida, curatrice del Festival, è l'opera prima del drammaturgo classe 1981 Llàtzer Garcia. Il film è proprio la trasposizione dal palco al grande schermo di un lavoro dell'autore di Girona. Nel sentir dire ciò, Marigrade si spaventa un po'. E' vero che il rischio di scivoloni, per eccessi intellettualistici o, al contrario, per strafalcioni semplicistici, nelle verbose pellicole da camera è particolarmente elevato. Ma se gli autori stanno "all'occhio", come in questo caso, il risultato è quasi sempre gratificante.

Le bagasce, il trans e la mocciosa

Il terzo appuntamento coll'"FNCE", cioè il cinema degli esordienti europei, ospitato anche quest'anno all'"Altrove", ha portato in sala la pellicola spagnola "La porta aperta", del 2016, diretta dall'argentina classe '69 Marina Seresesky. Commedia di estrema delicatezza e ironia, accentuate da un humour nero tutto ispanico che fa sorridere e pesare meno il tempo che corre, ha dalla sua tutto il necessaire: scrittura, interpretazioni e regia. Fosse stato in concorso avrebbe vinto: non lo dico io (malpensanti), ma le reazioni del pubblico a fine visione.

X che esce e colpisce

Domenica sera, in piazza Senarega, si sono incrociati i flussi: "Ghetto People", "Fronte Degrado" e "Grimaldello", tutti uniti in nome della socialità, della condivisione di storie ed esperienze, della riappropriazione degli spazi da parte di tutti. Alcuni ragazzi fanno una proposta, altri ragazzi veloci la raccolgono. I temi di razzismo ed integrazione, alla ribalta in questa fase storica, hanno portato sul telo bianco "Malcolm X" di Spike Lee, pellicola del 1992 basata sull'autobiografia dell'attivista afroamericano. Luci ed ombre, inevitabile dove i rapporti tra esseri umani nascono, crescono e si consumano nel terreno putrido (quanto a valori) e fertile (quanto a money) del più bieco razzismo.

Non postate quella sauna

Al nostro secondo appuntamento con Festival Nuovo del Cinema Europeo che, lo ricordo anche a me, è dedicato ai giovani registi emergenti europei, molti dei quali alla loro opera prima, nella seconda serata di mercoledì scorso, è stata la volta di "Lomo" (sottotitolo "The Language of Many Others"). Pellicola tedesca diretta da Julia Langhof, berlinese mia coetanea (19##), è un apprezzabile tentativo di addentrarsi nel contorto e vano mondo delle nuove comunicazioni, come chat, blog, messaggerie et similia. Tecnologie invadenti che vanno a plasmare (corrompere?) i rapporti interpersonali, i codici sociali...nonché quelli penali.

I disturbi degli altri

Questa settimana a Genova è ritornato il Festival del Cinema Europeo ("FCE" riporta lo stiloso ma inutile volantino, dove capire cosa e dove proiettano sarebbe degna sfida per Kasparov). Il Cinerofum si presenta compatto all'"Altrove" (non un esercito, una piccola banda, anzi, la solita: Elena, Marigrade ed io). Il nostro primo film è stato "David" diretto dal ceco classe 1982 Jan Tèsitel, all'esordio in regia. Pellicola sulle malattie neurologiche, in particolare di un ragazzo: è dura in casa, può essere durissima fuori, la vita di queste persone ha bisogno di essere.

A calci nel deserto

Avanti col secondo appuntamento con il "Retroscena" cinematografico ideato dal "Fronte Degrado". La prima parte della rassegna è intitolata: "Colonialismo, civilizzazione: l'imperialismo ai primi del '900". Il film proiettato domenica sera sulla chiesa di San Luca è stato "Il leone del deserto", del 1981, per la regia del siriano "americanizzato" Mustafa Akkad. C'è chi dice che non sia anticolonialista; però insomma, tra la durezza delle immagini dei ripetuti e pretenziosi massacri di cui l'Esercito Italiano si è reso colpevole e il semplice fatto che sia stato tenuto sotto censura per quasi trent'anni (quale lesione a quale onore?) suggeriscono un giudizio meno tranciante su questo film. Cast roboante per un film che grida contro gli oppressori.

Massacriamoci un po'

Ed infine pure Christopher Nolan è finito su Il Cinerofum. Il regista britannico reso celebre dai suoi action movie ad alto tasso d'introspezione, quest'anno ha celebrato la ritirata dalla spiaggia di Dunkerque (27/05-04/6 1940) con un racconto dove a parlare sono solo, o quasi, le esplosioni, messaggere insindacabili d'idiozia e morte: cioè degli elementi che, assieme a terra, mare e cielo, hanno plasmato l'orrore di "Dunkirk".