Ammazza, il progresso!

Il cassiere, grasso e cornuto, più antipatico della Liguria continua a secernere scorbuto? Un cinema, il "Corallo", trova tutti i modi possibili per far pagare 10€ qualunque film (eventi speciali, prime, primissime e primizie...), financo quelli di un certo Berner? Beh, riprendo i sacchi dal bancone e corro in sala Valéry, certo più rispettosa verso i rari cinefili che s'aggirano per le strade gelate. Sul tappetino bianco, dove quasi vivo, cado sempre morbidamente: difatti "Home", del 2008, sua opera prima, permette di rivedere Ursula Meyer, la regista franco-svizzera di Besançon che ci colpì col suo notevole secondo lavoro. Racconto al limite del surreale, se non fossero questi i tempi e i luoghi di una vita impazzita, di esistenze spinte al limite da un progresso che è sempre più involucro vuoto, con all'interno mattoni truffa che simulano un peso affettivo che non c'è, e che d'altronde imprigionano ed isolano, al grido di Infrastrutture!, ogni immaginazione possibile. Sino alla sterilità cerebrale: cioè come ci vogliono.

Dal paese degli apparenti balocchi, dove in realtà la mostruosa distorsione era già visibile nella striscia di asfalto senza meta, la simpatica famiglia protagonista di questo film inizia la lenta discesa agli inferi propria di ciascun uomo di questa società. Assediata dalle milizie in divisa fluorescente, annichilita da irruzioni sonore, braccata dal pensiero unico che esalta il primo che passerà dal casello autostradale (telepass, of course, sapete fare o pensare altrimenti?), così come l'illusorio progresso che si porta a presso mezzomilione di automobilisti in perenne movimento. I dubbi di padre e madre debbono essere rinfoderati perché si rischia di impazzire, o di essere considerati pazzi. Meglio allinearsi e abbonarsi velocemente a quel certo servizio irrinunciabile.
I protagonisti ci provano, credendo per abbattere un sistema prevaricatore bastino divani, TV, frigo e un isolamento sonnacchioso. A ben vedere chi l'ha vista lunga, più ancora che la minore persa dietro a macchie e statistiche per un domani, è la sorella maggiore, fredda e pronta a sottrarsi al nemico (quindi, al contrario di ciò che dice il padre, la meno "drogata"). Isabelle Huppert madre grandiosamente persa; di fronte allo sfacelo delle comunità prive di punti cardinali, anche rincorrere un figlio è un gesto senza senso. Olivier Gourmet erige tutte la complessità del personaggio, su quelle intime e dilanianti tensioni con cui ognuno di noi convive (pena la follia già accennata). Più che reagire in sé, può salvare uscire, allo scoperto, mostrarsi e mostrare altre esistenze. E' questo ciò di cui hanno maggiormente terrore gli appaltatori delle nostre vite.
Splendido abbassamento di sipario accompagnato da Nina Simone, più che mai azzeccato.
(depa)

ps: a parte l'occasione offerta di vedere questo film, si può davvero dire che l'avido "Corallo" non faccia nulla per il cinema

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